Youtube usato per ricattare e’ reato per la Cassazione

La Cassazione, in un caso durato undici anni, ha deciso che usare YouTube per ricattare un'altra persona con la minaccia di pubblicare in rete un suo video imbarazzante se non si rispettano alcune volontà è reato, nonché violazione grave della privacy della vittima.

Scritto da

Simone Ziggiotto

il

Usare YouTube per ricattare un’altra persona con la minaccia di pubblicare in rete un suo video imbarazzante se non si rispettano alcune volontà è reato, specie se la vittima del ricatto è una donna. Ed è anche una grave violazione della privacy. E’ quanto ha stabilito la Cassazione, che ha negato l’appello di un uomo che ha fatto ricorso in seguito alla denuncia di violazione della privacy della sua ex fidanzata.

Youtube è il sito di condivisione di video più popolare nel mondo, e chissà quante centinaia di migliaia di video vengono caricati ogni giorno, e soprattutto chissà cosa contengono. Ma se il materiale è un contenuti che fa riferimento esplicito ad una persona, il quale viene poi usato per costringerla a fare qualcosa contro la sua volontà, allora si sta configurando il reato di violenza privata.

La denuncia. Nel 20014, un ragazzo ha minacciato la sua ex fidanzata di caricare su YouTube un video di lei in una situazione di intimità con lo scopo di costringerla a stare con lui. La ragazza non ha ceduto al ricatto, e ha quindi deciso di denunciare il ragazzo alla polizia postale, con il caso passato nelle mani della Corte d’Appello di Reggio Calabria e gestito come un caso di violazione della privacy. La Corte ha dato ragione alla ragazza, e Andrea ha quindi deciso di rivolgersi alla Cassazione per ribaltare la sentenza, ammettendo di aver caricato online. In sua difesa, il ragazzo ha detto che il video lo ha caricato in forma privata, quindi non pubblico e non indicizzabile dai motori di ricerca, ma visibile solo da coloro che avevano il link diretto del filmato. La ragazza dalla sua parte aveva come prove le email scambiate tra lei e il suo ragazzo in cui lui la ricattava ‘avvertendola’ che in una cerchia ristretta come quella di Reggio Calabria, della pubblicazione di un video del genere "ne sparleranno e ti macchierà per sempre".

La difesa dell’imputato. Il legale del ragazzo ha detto che "sapeva che l’inserimento del video su YouTube non comportava l’accesso da parte di persone terze" e in supporto a questa tesi l’avvocato ha ribadito che il giovane, "consapevole della impossibilità per gli estranei di visionare il video, aveva minacciato la divulgazione su Facebook". L’avvocato ha quindi cercato di difendere il ragazzo sulla tesi che il video era volutamente privato, in modo che altre persone non lo potessero visualizzare se lui non forniva il link diretto.

La sentenza definitiva della Cassazione, undici anni dopo. La Cassazione si è pronunciata a favore della ragazza, respingendo il ricorso del ragazzo. Il tribunale ha deciso che utilizzare YouTube per minacciare e costringere qualcuno a fare qualcosa contro la sua volontà è considerato violazione della privacy e un atto di violenza privata. Il fatto che il video era privato e non visibile pubblicamente non è un elemento di difesa valido, perchè ad essere reato è l’azione di aver fisicamente caricato online un filmato che viola la privacy di un terzo contro la sua volontà, video che per altro è diventato parte dell’archivio di Youtube.

I casi simili futuri.  La Cassazione si è pronunciata, e quindi nei futuri casi simili a quello descritto sopra non sarà più sufficiente per gli avvocati difensori dire che il video non era visibile se non per chi aveva il link diretto perchè non indicizzato sui motori di ricerca. 

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