DoNotPay, app per contestare multe

DoNotPay è la app con cui, tramite l'aiuto di una intelligenza artificiale, le persone a Londra e New York possono contestare e chiedere l'annullamento di multe.

Scritto da

Simone Ziggiotto

il

Premesso che in Italia ancora non è disponibile, sta avendo successo all’estero DoNotPay, la nuova app che spacciandosi per un avvocato virtuale viene in aiuto quando ci si trova a dover pagare una multa ma la si vuole contestare perchè ritenuta ingiusta.

Realizzata da Joshua Browder, uno studente di 19 anni di Stanford originario di Londra, DoNotPay aiuta a contestare i verbali ricevuti fino ad ottenerne l’annullamento, se si è dalla parte della ragione.

Attiva a Londra e New York, in due anni attraverso DoNotPay sono stati contestati e annullati 160mila verbali per parcheggio non pagato e divieto di sosta, su oltre 250mila contestazioni aperte.

Come riportato sul sito studiocataldi.it, DoNotPay ha permesso con una percentuale del 64% delle contestazioni di non pagare multe per un totale di 4 milioni di dollari.

DoNotPay

Descritta come "il primo avvocato robot del mondo", la app DoNotPay segue l’utente mentre apre una contestazione per una multa presa attraverso quattro passaggi: si seleziona il tipo di multa (esempio parcheggio non pagato), quindi si seleziona un motivo per cui si fa ricorso (ad esempio non è stato esposto un permesso), si inseriscono i dati personali richiesti, quindi si invia la contestazione. Questa viene ricevuta dall’agenzia che si occupa di gestire i parcheggi, e analizzando le informazioni fornite provvede ad annullare o confermare la multa.

La comunicazione dei dati avviene non con un esperto legale o persona umana, ma tramite chat in cui dall’altra parte c’è un bot, una intelligenza artificiale, che chiede all’utente le informazioni necessarie per compilare la contestazione. Il funzionamento è simile ai bot che si trovano in Facebook Messenger o Telegram, i sistemi automatici con cui gli utenti possono interagire per ricevere delle semplici risposte a delle domande come ‘che tempo farà domani’ o compiere azioni piu’ complesse.

Il 19enne Browder non si è mica fermato, e adesso è al lavoro su un altri bot: quello che promette di assistere i passeggeri che hanno subito ritardi aerei ad ottenere un risarcimento dalla compagnia, quello che promette di aiutare le persone affette da HIV a conoscere quelli che sono i propri diritti legali, e quello che promette ai rifugiati di guidare nella richiesta di asilo.

Cosa ne pensate di questo tipo di utilizzo dell’intelligenza artificiale? Scriveteci nel box dei commenti qui sotto.

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