Facebook non ruba i dati degli utenti, questi devono fare attenzione sulle informazioni che condividono. Intanto il cofondatore di WhatsApp invita le persone a cancellarsi da Facebook

Lo scandalo che ha colpito Facebook deve portare a riflettere le persone sui dati che accettano di condividere quando iniziano ad utilizzare un'app. Il cofondatore di WhatsApp, nel frattempo, invita gli utenti di Facebook a cancellarsi dal Social Network.

Scritto da

Simone Ziggiotto

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Brian Acton, il co-fondatore di WhatsApp, il piu’ grande servizio di messaggistica istantanea che è ora di proprietà di Facebook, in seguito allo scandalo che sta colpendo il social network riguardo all’entrata in possesso da parte di Cambridge Analytica, una società di consulenza politica, dei dati di circa 50 milioni di utenti di Facebook, ha invitato pubblicamente gli utenti del social network a cancellare il proprio profilo dalla piattaforma:  "È ora. #deletefacebook" è il testo contenuto nel tweet condiviso da Acton il 20 marzo, dopo che in tutto il mondo si sono diffuse le notizie sullo scandalo.

Stando alle accuse, grazie ai dati raccolti da Cambridge Analytica questa società di analisi avrebbe influenzato l’elezione degli Stati Uniti nel 2016 e il referendum nel Regno Unito circa l’uscita del Paese dall’Unione Europea (Brexit). Come sono andate le cose, secondo Facebook, lo abbiamo approfondito in QUESTO articolo.

Sembra una cosa da far ridere il fatto che il co-fondatore di Whatsapp invita gli utenti di Facebook a cancellarsi dal servizio dal momento che lui stesso è stato ben pagato dalla società quando ha comprato il suo servizio di messaggistica istantanea nel 2014, arrivando ad essere oggi un miliardario. Se prima di co-fondare Whatsapp nel 2009 Acton è stato un ingegnere e dirigente di Yahoo, oggi è a capo della Signal Foundation, un’app concorrente di WhatsApp, che negli ultimi anni ha utilizzato la tecnologia di crittografia end-to-end di Signal.

A parte quello che dice Acton, è importante precisare alcune cose sullo scandalo che sta ruotando attorno a Facebook. Mentre si potrebbe pensare che i dati di quei 50 milioni di utenti siano stati rubati alla società con un attacco hacker ai suoi server, in realtà non è cosi’. In breve, il professore di psicologia di Cambridge, Aleksandr Kogan, ha sviluppato un’app per Facebook alla quale si sono iscritte circa 270 mila persone, che hanno dato al programma accesso alle loro informazioni; Kogan ha quindi ottenuto l’accesso a queste informazioni in un modo legittimo e attraverso i canali appropriati a cui hanno accesso tutti gli sviluppatori che lavorano con Facebook, solo dopo il Professore non ha rispettato le regole di Facebook trasmettendo le informazioni che ha raccolto a terzi, tra cui a Cambridge Analytica.

Di conseguenza, se le informazioni di 50 milioni di utenti di Facebook sono arrivate nelle mani della Cambridge Analytica la colpa non è di Facebook, o almeno non direttamente, ma apparentemente è di Kogan. Questo deve portare a riflettere le persone sui dati che accettano di condividere quando iniziano ad utilizzare un’app. Da qualche anno, Facebook richiede ad uno sviluppatore che presenta una nuova app, prima di renderla pubblica, di motivare il perchè chiede determinati tipi di informazioni agli utenti. Sono gli utenti che poi hanno la responsabilità di controllare, prima di eseguire un’app, il tipo di informazioni personali che accettano di condividere con lo sviluppatore. Quest’utlimo è poi tenuto a rispettare la privacy delle persone non condividendo i dati raccolti, cosa che Kogan non sembra aver fatto, motivo per il quale Facebook ha sospeso la applicazione che aveva creato, chiedendo allo stesso Kogan e a tutte le parti a cui aveva fornito i dati raccolti la prova di aver eliminato le informazioni.

Come Facebook stessa ha voluto chiarire in una dichiarazione ufficiale, "le persone hanno fornito consapevolmente le loro informazioni, nessun sistema è stato infiltrato e nessuna password o informazione sensibile è stata rubata o hackerata". I sistemi di Facebook si possono quindi considerare ‘sicuri’ in termini di privacy, ma gli utenti devono fare bene attenzione al livello di privacy che impostano ad ogni contenuto condiviso e ad ogni tipo di informazione presente nel proprio profilo. Per chi non lo sapesse, ogni volta che si condivide un nuovo post, una nuova immagine o video è possibile impostare se rendere il contenuto pubblico, visibile solo a se stessi o agli amici o anche agli amici degli amici; lo stesso vale per le informazioni del proprio profilo. Per quanto riguarda le applicazioni, quando si esegue un’app all’interno di Facebook bisogna controllare il tipo di informazioni personali a cui l’app chiede l’accesso, sperando poi che lo sviluppatore non vada poi a rivenderle a terzi.

Per quanto riguarda la cancellazione del proprio account di Facebook ognuno è libero di fare cio’ che vuole; si sa che quando una informazione è su internet non c’è la sicurezza al 100% che possa rimanere privata, potrebbe capitare qualsiasi cosa. Se si vuole eliminare il proprio profilo di Facebook, comunque sia, basta cliccare la freccetta rivolta verso il basso nella barra in alto dentro Facebook via web, quindi cliccare su Impostazioni e poi ‘Impostazioni generali dell’account’ dove si trova la sezione ‘Gestisci account’ con possibilità di disattivarlo o eliminarlo.

Impostazioni privacy