Sony torna a produrre vinili dopo 30 anni, in Giappone

Sony Music torna a produrre vinili quasi tre decadi dopo aver deciso di terminare la produzione nel 1989 in vista della crescente popolarità dei CD.

Scritto da

Simone Ziggiotto

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Sony Music per rispondere alla crescente domanda di dischi in vinile in Asia ha deciso, dopo quasi 30 anni, di tornare a produrre vinili in proprio. Per questo, la società aprirà una fabbrica giapponese a Tokyo nel marzo 2018. L’apertura della nuova fabbrica avviene quasi tre decadi dopo che Sony Music ha deciso di non produrre piu’ vinili nel 1989, periodo in cui sono iniziati a prendere piede i ‘compact disc’ o CD.

Non solo in Asia è crescente la domanda di vinili, ma anche un po’ in tutto il mondo. Secondo i dati diffusi da Bpi, l’industria di settore inglese, infatti, nel 2016 le vendite di vinili hanno raggiunto livelli di prima del 1991.

In questi ultimi trent’anni, molte fabbriche di vinili sono state costrette a chiudere visto che la musica ha iniziato ad essere ascoltata sui supporti fisici CD e, sempre di piu’ negli ultimi tempi, nel formato digitale (MP3, streaming, ecc.).

Benchè la tecnologia anche per l’industria musicale sia in continua evoluzione, il caro e vecchio supporto fisico ‘analogico’ vinile riscuote sempre piu’ successo, soprattutto tra i ‘puristi’ del suono. Dal 2010, le vendite di vinili sono cresciute quasi otto volte da 105.000 a 799.000 nel 2016, secondo la Recording Industry Association of Japan. Nello stesso periodo, le vendite di CD in Giappone sono scese di circa il 25%. Nel frattempo, i dati provenienti dall’American Industry Recording Industry of America (RIAA) indicano che i ricavi totali dalla vendite di LP e EP negli Stati Uniti sono passate da 88,9 milioni di dollari nel 2010 a 429,7 milioni di dollari nel 2016.

La nuova fabbrica di Sony diventerà la seconda dove vengono prodotti vinili nell’intero Giappone.

"In risposta alla domanda di produzione, contribuiremo all’espansione del mercato analogico (vinile)", ha dichiarato l’azienda in un comunicato stampa.

La registrazione e la memorizzazione dell’audio da riprodurre in un secondo momento si puo’ suddividere a grandi linee in tre tipologie: analogica, digitale e compressa digitalmente. Mentre sia meno pratica rispetto ai formati digitali, una buona registrazione audio analogica è apprezzata per il suo sound naturale e realistico poichè le registrazioni analogiche come su vinile (o nastro) catturano e riproducono le vibrazioni audio direttamente; la puntina di un giradischi colpisce delle scanalature microscopiche, e le piccole vibrazioni che produce sono semplicemente amplificate in segnali elettrici che passano dagli speaker. Cercando di mantenere alta la risoluzione dell’audio, un formato digitale che oggi si potrebbe equiparare al vinile sono le tracce Hi-Res [Scopri qui la musica in alta risoluzione Hi-Res].

Il disco in vinile è il supporto principe per la memorizzazione analogica del suono, introdotto nel 1948 dalla Columbia records negli Stati Uniti come evoluzione del precedente disco a 78 giri, simile nelle caratteristiche ma fatto in gommalacca. Oggi il termine vinile viene piu’ utilizzato per definire in particolar modo gli LP (dischi da 33 giri al minuto), e anche con l’avvento del digitale resta il supporto prediletto dagli amanti della musica in alta qualità.

Proprio per il successo che il vinile ha iniziato a riscuotere di recente, nel 2016 Amazon ha deciso di tenere la Amazon Vinyl Week, 7 giorni dedicati a questo supporto cult con nuovi contenuti e decine di esclusive.

Inizialmente Sony Music prevede di produrre vinili di album principalmente ‘vecchi’, che saranno venduti principalmente in Giappone, ma è tuttavia prevista la realizzazione nel formato anche di alcuni album più recenti, secondo Nikkei Asian Review.

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