Apple brevetta software che cancella parolacce

Apple ha sviluppato una nuova tecnologia in grado di censurare automaticamente parole vietate in audiolibri o nelle canzoni in streaming e di sostituirle o rimuoverle.

Scritto da

Simone Ziggiotto

il

Apple ha sviluppato una nuova tecnologia in grado di censurare automaticamente parole vietate in audiolibri o nelle canzoni in streaming e di sostituirle o rimuoverle.

Stando a quanto riportato dal sito Music Feeds la domanda di brevetto per la tecnologia è stata presentata dalla società di Cupertino nel settembre del 2014 allo United States Patent and Trademark Office, con il brevetto denominato ‘Management, Replacement and Removal of Explicit Lyrics During Audio Playback’ e traducibile in italiano come ‘Gestione, sostituzione e rimozione di testi espliciti durante la riproduzione audio’ che è stato concesso solo ad Aprile 2016, quando è stato pubblicato nel database dello USPTO.

La nuova tecnologia è pensata per scansionare automaticamente le canzoni in modo da modificare (o eliminare del tutto) qualsiasi parolaccia presente nel testo. In pratica, la tecnologia non farebbe altro che andare a censurare le canzoni automaticamente, presumiamo anche quelle ‘Explicit’ come vengono classificate quelle che effettivamente contengono parolacce – di solito un brano che contiene molte parolacce viene proposto nella versione censurata e nella versione uncensored, identificabile appunto con il termine ‘Explicit’.

Music Feeds scrive che Apple potrebbe utilizzare la nuova tecnologia che ha brevettato potenzialmente per sostituire nei brani ascoltati in streaming dagli utenti le parolacce con altre parole, cancellarle del tutto o ‘bipparle’ sostituendole con un segnale acustico (come si faceva un tempo in televisione, mentre ora al posto del beep viene tolto l’audio). Un altro uso possibile della tecnologia potrebbe essere negli audiolibri, anche qui per modificare eventuali parti che trattano un argomento non adatto alle categorie sensibili (come i bambini) o contenenti parolacce.

Come funziona? La tecnologia analizza canzoni o audiolibri e le parole che contengono vengono confrontate con quelle presenti in una libreria di termini espliciti – tipo una blacklist – e se qualche parola corrisponde, essa viene rimossa o sostituita nel file audio in riproduzione.

Viene naturale pensare che Apple potrebbe integrare la tecnologia nel suo servizio musicale Apple Music, così da impedire agli utenti di ascoltare brani contenenti parolacce.

Qualcosa non ci convince. I servizi di musica in streaming (come Spotify e Tidal) contengono l’impostazione per non mostrare nel catalogo i brani espliciti, il punto è che se un bambino ha in mano il telefono e sa di questa cosa puo’, allo scuro del proprio genitore, cambiare l’impostazione per avere accesso a tali contenuti. La soluzione di Apple, se l’attivazione venisse  prevista nello stesso modo – ovvero tramite un pulsante acceso/spento nelle impostazioni – un bambino potrebbe riuscire a disabilitare il filtro; diverso sarebbe se Apple attivasse il filtro nei suoi server, così da filtrare il brano prima di inviarlo al telefono per la riproduzione indipendentemente da cio’ che l’utente decide di impostare sull’app – il genitore in tal caso dovrebbe attivare il filtro sull’account AppleID a cui il figlio pero’ non deve averne accesso.

Come per ogni brevetto che viene concesso ricordiamo che non è detto che diventerà realtà. La richiesta del suddetto brevetto è stata pubblicata nel database Usa nella prima settimana di Aprile 2016, ma la domanda risale al 2014.

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