Tinder contro le commissioni di Google Play

Tinder va ad aggiungersi alle altre app contrarie alle commissioni troppo alte chieste dagli store digitali di Apple e Google.

Scritto da

Simone Ziggiotto

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Tinder, la popolare app di incontri, sta prendendo la stessa strada presa già da altre applicazioni che hanno detto ‘basta’ alle commissioni troppo alte che devono pagare allo store che le ospita, come App Store di Apple o Google Play, per le transizioni effettuate in-app dagli utenti. Come confermato a Bloomberg, Match Group ha iniziato a testare all’interno della sua app Tinder per Android un processo di pagamento predefinito che ignora Google Play e chiede agli utenti a inserire i dettagli della carta di credito direttamente nell’app. 

La portavoce di Match Group, Justine Sacco, ha detto a Bloomberg che la società è sempre impegnata nel testare nuove funzionalità, il che significa che il nuovo processo di pagamento nell’app per Android potrebbe anche tornare ad un certo punto quello di prima. "In Match Group, testiamo costantemente nuovi aggiornamenti e funzionalità per offrire praticità, controllo e scelta ai nostri utenti. Cercheremo sempre di fornire opzioni a vantaggio della loro esperienza e offrire opzioni di pagamento è un esempio di questo. " , ha commentato Sacco.

Tinder va cosi’ ad unirsi a Spotify e altre app che sono contrarie alle commissioni che Apple e Google chiedono agli sviluppatori per le transizioni effettuate nelle loro app. Fino al 30 per cento delle transizioni effettuate in-app vanno a Google e Apple, e spesso gli sviluppatori devono chiedere nelle transizioni in-app delle somme maggiori ai loro utenti per poter compensare e arrivare allo stesso guadagno che avrebbero con un abbonamento sottoscritto al di fuori dell’app. Ad esempio, Spotify costa 10 euro al mese, di cui 3 euro andrebbero a Apple per un abbonamento completato in-app, quindi per compensare la perdita Spotify inizialmente chiedeva agli utenti 13 euro al mese. Spotify si è poi ribellata, decidendo di non permettere piu’ la sottoscrizione di abbonamenti in-app.

Nonostante le commissioni che Tinder dà a Google e Apple, è stata la app ‘non gioco’ col maggiore incasso nei primi sei mesi del 2019, generando una spesa stimata di 497 milioni in entrambi i negozi App Store e Google Play, stando alle ultime stime del Sensor Tower Store Intelligence.

Gli sviluppatori che già si sono ribellati alle commissioni chieste da Google Play e App Store sperano che altri si uniranno a loro per cambiare il sistema.

Spotify all’inizio di quest’anno ha presentato un reclamo contro Apple alla Commissione europea (CE), l’organismo di regolamentazione responsabile della concorrenza leale e non discriminatoria, accusando la società di Cupertino di avere, negli ultimi anni, introdotto regole nel suo App Store che "limitano di proposito la scelta e soffocano l’innovazione a spese dell’esperienza dell’utente, agendo essenzialmente sia come giocatore che come arbitro per svantaggiare deliberatamente gli altri sviluppatori di app". Dopo aver tentato senza successo di risolvere i problemi direttamente con Apple, Spotify ha chiesto che sia la CE ad agire per "garantire una concorrenza leale". 

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