Google come combatte la pirateria online

Internet continua a offrire infinite possibilità ai creatori di contenuti, e Google è sempre impegnata ad aiutare l'industria creativa a trovare la strada del successo online.

Scritto da

Simone Ziggiotto

il

Internet continua a offrire infinite possibilità ai creatori di contenuti, e Google è sempre impegnata ad aiutare l’industria creativa a trovare la strada del successo online.  Attraverso i suoi servizi, Google fornisce contenuti agli utenti di tutto il mondo e condivide i ricavi pubblicitari raccolti con chi detiene i diritti su questi contenuti (lasciamo da parte le polemiche dei ricavi troppo bassi che arrivano nelle tasche dei creatori). Solo YouTube – la piattaforma di video sharing numero 1 al mondo – ha generato ad oggi oltre due miliardi di dollari per i detentori di diritti d’autore, attraverso la monetizzazione dei contenuti originali creati dagli utenti, contenuti che vengono protetti dal diritto d’autore attraverso il sistema chiamato Content ID che Youtube stessa ha sviluppato per consentire ai titolari di copyright di identificare e gestire facilmente il copyright sui propri contenuti.

Questi sono solo alcuni dei dati emersi dal rapporto ‘How Google Fights Piracy / Come Google combatte la pirateria‘ in cui il colosso di Mountain View spiega politiche attuate, le tecnologie utilizzate e quali sono i risultati ottenuti per la lotta contro la pirateria su internet.

Grazie al sistema Content ID, YouTube è in grado di riconoscere se vengono caricati contenuti che sulla piattaforma sono gia’ presenti (copiati) e di cui un utente gia’ detiene il copyright, e fornisce a chi detiene i diritti d’autore di rivendicare automaticamente i propri contenuti e scegliere se monitorarli, rimuoverli oppure permetterne la visione attraverso un altro canale ma riceverne parte dei ricavi. Oggi oltre il 98% della gestione del copyright su YouTube avviene attraverso Content ID, mentre solo il 2% viene gestito con richieste di rimozione per violazione del diritto d’autore.

Da quando il sistema Content ID è stato introdotto, YouTube ha pagato oltre due miliardi di dollari a coloro che detengono i diritti d’autore e hanno scelto di monetizzare i propri contenuti grazie a questo sistema. Le case discografiche monetizzano per loro scelta il 95% delle rivendicazioni, permettendo così agli utenti di caricare contenuti con loro proprietà ma ricevendo parte dei guadagni (il resto va a Youtube, non all’utente che ha caricato il video, non essendo una sua proprietà intellettuale). La metà degli introiti dell’industria musicale su YouTube proviene dai contenuti dei fan rivendicati attraverso Content ID. Tramite Content ID, YouTube consente ai partner di monetizzare l’utilizzo di tracce musicali in background nonché le cover. YouTube ha pagat oltre 2 miliardi di dollari all’industria musicale.

"il modo migliore per combattere la pirateria è farlo con alternative valide, più efficaci e più convenienti" spiega Google in un post sul suo blog. "Google è in prima fila quando si tratta di collaborare con l’industria dei contenuti".

Attraverso servizi come YouTube e Google Play, Google aiuta gli utenti a scoprire, acquistare legalmente musica, film, libri, riviste e app. Attraverso queste piattaforme, Google Play ha pagato più di 7 miliardi di dollari agli sviluppatori, e rende disponibili musica in oltre 62 paesi, film in 105 paesi e libri in 75.

Google nel suo rapporto segnala che la maggioranza delle domande che ogni giorno gli utenti fanno nel suo motore di ricerca include risultati con solo link a siti legali, sebbene può capitare che dei link a siti non legali possono comparire nei risultati "in rari casi". Google ha attivo un sistema di elaborazione di rimozione link nei risultati delle ricerche per violazione del copyright che gestisce milioni di URL ogni giorno, e in media servono meno di 6 ore per rimuovere un link segnalato; piu’ uno stesso sito viene segnalato, piu’ l’algoritmo di Google declassa il sito nei risultati delle ricerche successive (significa che se un sito con contenuti illegali poteva appena aperto essere visibile nella prima o seconda pagina delle ricerche, dopo tante segnalazioni puo’ essere retrocesso in decima o anche ventesima pagina, diventando quasi invisibile).

"È una questione di soldi" spiega Google, poichè "i siti non regolari specializzati nella pirateria online sono organizzazioni commerciali, il che significa che un modo efficace di combatterli è bloccare i loro introiti".

Google gestisce la maggior parte della pubblicità online, ed è impegnata a bloccare i siti non regolari dalle forme di monetizzazione che mette a disposizione dei proprietari di siti web. Dal 2012, AdSense (il servizio a cui un proprietario di un sito si affida per mostrare annunci provenienti dal network di Google) ha bloccato oltre 91mila siti per violazione delle norme sul copyright. Inoltre, Google collabora con altri player del settore della pubblicità online per impedire ai siti illegali di guadagnare tramite i loro servizi.

How Google Fights Piracy – Infografica

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