YouTube nel mercato della Musica non penalizza altre fonti musicali a pagamento

Sulla base dei dati preliminari di un sondaggio commissionato da Youtube, in assenza della piattaforma di video sharing la maggior parte del tempo trascorso dagli utenti ad ascoltare musica su YouTube sarebbe tempo perso o spostato verso altri canali tra cui quelli illegali.

Scritto da

Simone Ziggiotto

il

L’industria musicale sta passando un periodo di cambiamento significativo, grazie in particolare a tutti i diversi servizi che offrono lo streaming musicale come TIDAL o Apple Music. Ed è proprio per via della diffusione di questo tipo di servizio che le vendite di musica ‘fisica’ tra cui supporti CD sono in declino. E, forse pochi potrebbero immaginarselo, c’è anche Youtube che contribuisce ai ricavi dell’industria musicale. Nel 2016, infatti, YouTube ha pagato più di 1 miliardo di dollari all’industria musicale solo dalle entrate pubblicitarie degli annunci che vengono mostrati agli utenti nei video musicali che vedono online, quelli ufficiali caricati dalle case discografiche. A queste Youtube fornisce anche lo strumento chiamato ‘Content ID’ per controllare i contenuti che caricano sulla piattaforma, inclusa la possibilità di guadagnare soldi dagli altri video che contengono musica di loro proprietà.

Ciononostante, c’è un vivo dibattito sul fatto che YouTube sia un bene oppure un male per l’industria musicale in generale. Per arrivare al fondo di questa domanda e per comprendere meglio il modo in cui l’industria è cambiata nell’era digitale, Youtube ha commissionato uno studio a RBB Economics. Lo studio esamina i dati esclusivi di YouTube in un sondaggio che riguarda 6.000 utenti in tutta la Germania, Francia, Italia e U.K, invitati a rispondere a delle domande riguardanti i diversi aspetti di come l’industria musicale si è trasformata negli ultimi anni.

In una analisi preliminare dei risultati del sondaggio, RBB esamina la questione della ‘cannibalizzazione‘ di Youtube nei confronti della musica digitale, ossia si prova a capire se il fatto che le persone ascoltano la musica su YouTube significa che non usano altre fonti di musica magari anche a pagamento (TIDAL, Apple Music, Spotify, download digitali ecc.). Lo studio ritiene che questo non sia il caso. Infatti, se YouTube non esistesse, risulta che l’85% del tempo trascorso in YouTube per vedere video musicali si sposterebbe verso i canali di valore più basso e si tradurrebbe in un significativo aumento della pirateria.

Youtube – risultati sondaggio sul ruolo che ha nel mercato musicale

Sulla base dei dati preliminari del sondaggio si è scoperto che, in assenza di YouTube, la maggior parte del tempo trascorso ad ascoltare la musica su YouTube sarebbe tempo perso o spostato verso canali musicali di valore inferiore, come servizi che offrono musica in maniera illegale. In particolare, è risultato che, in assenza di YouTube, il tempo trascorso ad ascoltare contenuti pirata aumenterebbe del 29%, suggerendo che le persone oggi preferiscono entrare in YouTube per ascoltare musica anziché ascoltare musica da servizi illegali. Al contempo, bloccare la musica da YouTube non porterebbe ad un aumento dell’uso di altre piattaforme legali a pagamento.

Secondo Youtube, l’effetto cumulativo dei risultati del sondaggio è che la piattaforma di video sharing "ha un effetto di espansione del mercato, non serve come un cannibalizzatore".

Nelle prossime settimane, RBB rilascerà ulteriori risultati del sondaggio su altri aspetti del mondo della musica digitale e sul ruolo di YouTube in esso.

Stando a quanto comunicato dal Chief Business Officer di Youtube Robert Kyncl alla fine dello scorso anno in occasione della condivisione dei dati di quanto Youtube ha contribuito ai ricavi dell’industria musicale, la società si immagina un futuro in cui il mondo della musica puo’ vivere di entrate dalla pubblicità e dagli abbonamenti a pagamento, un po’ come la televisione, dove le entrate da abbonamenti e dalla pubblicità vanno di pari passo. Per raggiungere questo obiettivo, secondo Kyncl c’è un sacco di lavoro che deve essere fatto da YouTube e dall’industria nel suo complesso.

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