Spotify rischia class action per non aver pagato gli artisti

Spotify viene accusata di riprodurre brani musicali protetti dal diritto d'autore senza avere le dovute licenze. Aperta in California una class action del valore potenziale di 150 milioni di dollari.

Scritto da

Simone Ziggiotto

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Spotify sta per diventare sempre più ricca, o almeno è quello che si ipotizza. La società che gestisce l’omonimo servizio di streaming di musica si dice che stia per ricevere un finanziamento tra 500 milioni e 600 milioni di dollari da alcuni investitori, secondo quanto riporta il Wall Street Journal. Tale quantità di denaro potrebbe aumentare il finanziamento totale della società a più di 1 miliardo di dollari.

Secondo le fonti del WSJ, Spotify è in trattative con Goldman Sachs su un nuovo ciclo di fondi. Se il servizio di musica riuscirà ad avere questo denaro, potrebbe ritardare una possibile offerta pubblica iniziale (IPO) fino al prossimo anno [IPO è un’offerta al pubblico dei titoli di una società che intende quotarsi per la prima volta su un mercato azionario].

Fin dal suo arrivo sulla scena, Spotify ha gareggiato testa a testa con servizi simili, come Pandora, Rdio e Google Play Music. E’ cresciuto fino a diventare uno dei servizi più diffusi e ha annunciato di aver raggiunto 20 milioni di utenti paganti, e 75 milioni di utenti in tutto.

Spotify ha rivelato di aver pagato royalties agli artisti con le riproduzioni musicali sulla sua piattaforma per 3 miliardi di dollari fino a giugno 2015, con 300 milioni di dollari solo nei primi tre mesi dell’anno. Nel 2014, Spotify contava 10 milioni di utenti paganti e 40 milioni di utenti attivi.

Un componente chiave nella crescita di Spotify è stata la sua disponibilità a consentire agli utenti di ascoltare musica in streaming sui dispositivi mobili senza dover aver bisogno di una connessione ad internet (l’ascolto offline è una funzione Premium). Il servizio a pagamento di Spotify costa 9,99 dollari al mese (euro nel nostro caso) e consente l’ascolto offline, senza pubblicità e qualità audio fino a 320kbps. La società paga circa il 70 per cento dei suoi ricavi in royalties ad artisti e case discografiche che detengono i diritti per la musica.

Spotify ha avuto anche qualche problema lo scorso anno, quando l’artista Taylor Swift ha chiesto a Spotify di rimuovere le sue canzoni dal servizio di streaming musicale più popolare al mondo. "Taylor e il suo team di gestione ci hanno chiesto di rimuovere i suoi contenuti da Spotify e così è stato tutto rimosso questa mattina," un portavoce di Spotify ha detto. Nel mese di luglio, Taylor Swift ha scritto un editoriale sul Wall Street Journal esprimendo le proprie opinioni sul dove l’industria musicale si sta spostando. "La musica è arte, e l’arte è importante e rara", ha scritto. "Importante, le cose rare sono preziose. Le cose di valore devono essere pagate. E’ mia opinione che la musica non dovrebbe essere libera, e la mia previsione è che i singoli artisti e le loro etichette saranno un giorno in grado di decidere quale prezzo un album deve avere."

Sulla questione delle licenze è poi intervenuto il fondatore e amministratore delegato del servizio di streaming musicale Daniel Ek, spiegando che "un artista top come Taylor Swift" può guadagnare più di 6 milioni di dollari all’anno grazie ai diritti provenienti dallo streaming di musica, e questo numero è solo destinato a salire. Naturalmente, le etichette sono quelle che gestiscono gli accordi delle licenza, quindi non possiamo essere sicuri di quanto del denaro che servizi come Spotify pagano alle case discografiche poi vanno direttamente nelle tasche degli artisti".

Spotify viene accusata di non aver pagato gli artisti le cui opere musicali sono state riprodotte "illegalmente" attraverso la piattaforma di streaming musicale. La società che gestisce l’omonimo e piu’ popolare al mondo servizio di musica in streaming, fa sapere Billboard, potrebbe essere oggetto di una class action del valore potenziale di 150 milioni di dollari richiesta in un tribunale della California da David Lowery, frontman della band Cracker e Camper van Beethoven. La piattaforma viene accusata di riprodurre brani musicali protetti dal diritto d’autore senza avere le dovute licenze.

David Lowery ha avviato una causa il 28 dicembre presso la Corte Distrettuale della California centrale contro il gruppo svedese chiedendo al giudice di elevarla a class action perché sostiene che riguarda non solo i suoi interessi ma quello di centinaia di altri autori. La causa arriva nel mezzo ai negoziati in corso tra Spotify e la National Music Publishers Association.

Secondo le fonti, Spotify sa di essere dalla parte del torto, avendo "pubblicamente" ammesso la sua incapacità di ottenere i nomi di coloro che detengono i diritti e devono essere pagati, e per questo ha già creato un fondo di riserva di una somma compresa tra 17 e 25 milioni milioni di dollari per pagare i diritti in attesa di un accordo, soldi che serviranno a pagare le royalty mai pagate agli artisti.

Secondo la denuncia, Spotify ha illegalmente distribuito composizioni musicali protette da copyright a oltre 75 milioni di utenti, ma non è riuscita a identificare o localizzare i proprietari di quelle composizioni.

"Siamo impegnati a pagare autori ed editori ogni centesimo", ha detto il responsabile globale delle comunicazioni e politiche pubbliche Jonathan Prince in un comunicato. "Purtroppo, soprattutto negli Stati Uniti, i dati necessari per confermare i titolari dei diritti appropriati sono spesso mancanti, sbagliati o incompleti. Quando i titolari dei diritti non sono immediatamente chiari, mettiamo da parte i canoni e siamo debitori fino a quando non siamo in grado di confermare la loro identità."

Spotify vuole anche trovare un sistema per risolvere il problema in modo che non si ripeta in futuro: Stiamo lavorando a stretto contatto con la National Music Publishers Association per trovare il modo migliore per pagare correttamente le royalties che abbiamo messo da parte e stiamo investendo in risorse e competenze tecniche per costruire un sistema di amministrazione di pubblicazione globale per risolvere questo problema per bene." ha detto Prince.

Le canzoni che sarebbero state illegalmente riprodotte e/o distribuite da Spotify includono "Almond Grove"; "Get On Down the Road"; "King of Bakersfield" e "Tonight I Cross the Border", secondo la denuncia, che inoltre rileva che le sanzioni di legge consentono multe tra 750-30,000 dollari per ogni lavoro violato, e fino a 150.000 dollari per canzone violata a livello intenzionale.

L’uso di canzoni non legalmente autorizzate crea "un grave per i detentori del copyright, e diminuisce l’integrità delle opere", si legge nella denuncia.

Spotify Year in Music, il 2015 in Musica

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