Uber usava il fingerprinting ma Apple lo ha scoperto

Il New York Times ha rivelato che Uber nel 2015 ha rischiato di essere tolta dall'App Store dopo che Apple ha scoperto che la società monitorava i dispositivi anche una volta eliminata l'app.

Scritto da

Simone Ziggiotto

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Uber è stata piu’ volte accusata di tracciare gli spostamenti degli utenti che usano la sua app per iOS, e un recente articolo del New York Times intitolato ‘Il CEO di Uber gioca con il fuoco‘ offre interessanti spunti di riflessione circa le abitudini di tracking di Uber e prova a spiegare come mai Apple ha quasi bannato l’applicazione dal suo App Store nel 2015.

"Uber ha rintracciato gli utenti anche dopo che hanno cancellato l’applicazione dai loro iPhone" è l’accusa con la quale il CEO Travis Kalanick è stato richiamato dal CEO di Apple Tim Cook, come riferito dal NYT. Uber ha risposto a tali accuse affermando che il monitoraggio è una pratica industriale comune per impedire frodi e che la compromissione degli account.

Uber ha presumibilmente usato una pratica denominata ‘fingerprinting‘ per monitorare i dispositivi dopo che gli utenti eliminavano l’applicazione Uber dai loro melafonini. Uber ha riferito di aver iniziato a usare questo metodo per la prevenzione delle frodi in località come la Cina, riporta il NYT, metodo senza il quale i conducenti potevano registrare più account Uber su iPhone rubati e utilizzarli approfittare degli incentivi economici iniziali e allo stesso tempo evitare che gli utenti cancellassero l’app per non farsi accreditare corse costose.

Apple in passato – fino a tre anni fa circa – consentiva agli sviluppatori di app per iOS di monitorare gli utenti tramite un identificatore univoco chiamato UDID. Questo tipo di monitoraggio veniva integrato in tutte le installazioni, ma Apple ha poi iniziato a preoccuparsi per la privacy dei propri utenti e cosi’ ha deciso di porre fine al tracciamento tramite UDID nel 2013. Tale metodo è stato sostituito con altri metodi meno invasivi nella privacy degli utenti.

Il NYT riferisce che, nel 2015, Tim Cook, CEO di Apple, dopo che la società si è accorta del ‘fingerprinting’ attuato da Uber, ha minacciato di togliere l’app di Uber dall’App Store a meno che questo metodo di tracciamento non venisse tolto. Per evitare di far crollare il proprio business, Uber ha accettato le condizioni di Apple, riferisce il giornale.

TechCrunch riferisce che Uber ha affermato che utilizza ancora una forma di impronte digitali per rilevare comportamenti fraudolenti. "Se un dispositivo è stato associato a frodi in passato, un nuovo abbonamento da quel dispositivo dovrebbe sollevare una bandiera rossa", ha detto un portavoce Uber al sito, con Uber che ha aggiunto che "la pratica del fingerprinting è stata modificata per rispettare le regole di Apple".

TC ricorda che, alla fine del 2016, quasi due anni dopo la che Cook ha messo alle strette Kalanick, un aggiornamento all’applicazione di Uber ha permesso all’azienda di iniziare a monitorare la posizione dei suoi clienti anche quando non utilizzano l’applicazione. Uber ha affermato che solo nei cinque minuti dopo l’inizio o la conclusione di una corsa viene tracciata la posizione degli utenti per assicurare un servizio migliore. Uber precisa, infine, che questo monitoraggio si basa sul consenso dell’utente, quindi il cliente Uber deve attivare i servizi di localizzazione nell’applicazione di sua volontà, libertà concessa dalle regole di Apple per gli sviluppatori.

Mentre Uber conferma che ora non "tracciamo assolutamente i nostri utenti o la loro posizione dopo che hanno cancellato l’applicazione", tuttavia, non ha smentito quanto riportato dal New York Times, ossia che fino al 2013 la società ha violato il regolamento dell’App Store e l’ultimatum dato da Cook e Kalanick. 

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