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Batterie che non prendono fuoco negli smartphone del futuro

Vicende come quella che lo scorso anno ha coinvolto la Samsung, ci riferiamo al caso dei Galaxy Note7 esplosi con conseguente ritiro dal mercato del prodotto, non devono servire per puntare il dito contro un produttore o perdere fiducia nel marchio, soprattutto se il problema ha riguardato un modello su milioni realizzati nel corso di svariati anni. Gli errori servono per essere studiati e risolti per cercare di non ripeterli in futuro. A questo bisogna poi aggiungere la considerazione che la tecnologia è in continua evoluzione, sul mercato i produttori vogliono lanciare prodotti sempre migliori rispetto alla concorrenza e a volte la fretta puo’ far fare dei passi sbagliati. Ma non stiamo puntando il dito contro Samsung, anzi. Bisogna pensare che se si vogliono fare dispositivi sempre piu’ potenti e preformanti, serve fare maggiore attenzione, e cercare di condurre bene i test dei vari componenti per evitare che delle incompatibilità provochino conseguenze spiacevoli, come puo’ essere l’esplosione delle batteria. Se c’è una cosa che gli errori commessi da Samsung possono insegnare alla stessa società sudcoreana ma anche agli altri produttori di telefoni è che servono batterie migliori di quelle di cui disponiamo oggi, in grado di garantire una sicurezza massima all’utente, anche se qualcosa dovesse andare storto nell’utilizzo di uno smartphone. E da qui arriviamo all’interessante progetto descritto sulla rivista Science di una batteria che non prende fuoco.

Per migliorare le batterie utilizzate negli smartphone e altri dispositivi mobili, i ricercatori dell’Università di Stanford hanno sviluppato una batteria agli ioni di litio con un "nonwoven electrospun separator with thermal-triggered flame-retardant properties" o tradotto "separatore di elettrofilate non tessuto con proprietà termiche-attive che ritardano la fiamma" – spiegato meglio, si tratta di una batteria con una specie di estintore incorporato. Non è una scoperta nuova, in passato altri laboratori avevano tentato di seguire lo stesso concetto, senza pero’ portare a qualcosa di concretamente utile per via delle prestazioni significativamente ridotte che garantivano le batterie prototipo. A tal proposito, Yi Cui, scienziato di questo progetto, ha spiegato alla rivista Science che "utilizzando i nostri separatori ‘intelligenti’, le prestazioni della batteria elettrochimica non vengono influenzate dal ritardante di fiamma in condizioni normali. Tuttavia, una volta che vi è una potenziale instabilità termica, il ritardante di fiamma sarà attivato per bloccare l’incendio o l’esplosione sul nascere."

La batteria sviluppata dai ricercatori dell’Università di Stanford impiega separatori in fibra di plastica che mantengono gli elettrodi negativi e positivi distaccati, infusi con un composto chiamato Fosfato de trifenila (trifenilfosfato) che conferisce la proprietà di essere antifiamma. Se la batteria raggiunge una temperatura di 150 gradi centigradi, il separatore si scioglie e rilascia il fosfato. Il gruppo di ricerca della Stanford University sostiene che questo metodo è in grado di estinguere eventuali fiamme entro 0,4 secondi.

Per capire il perchè il metodo messo a punto dall’Università di Stanford puo’ funzionare, vi rimandiamo alla lettura del nostro approfondimento "Perche’ i telefoni esplodono come il Samsung Galaxy Note 7" in cui dettagliamo il funzionamento di una batteria agli ioni di litio (che piu’ viene impiegata nell’elettronica di consumo) e i pericoli che ne derivano dall’uso sbagliato.

E’ importante sottolineare che anche se il metodo dell’Università di Stanford sembra funzionare, serviranno parecchi test prima di renderlo utilizzabile, e chissà quanti anni passeranno prima di poterlo vedere applicato su batterie per l’alimentazione di prodotti di elettronica di consumo.

Esistono comunque produttori e ricercatori che stanno studianti altri metodi per evitare che le batterie di prodotti elettronici prendano fuoco, come è il caso di LG che ha promesso che la batteria del suo prossimo LG G6 non si surriscalderà grazie ad un sistema di tubi di calore in rame che guideranno il calore lontano dalla batteria.

Simone Ziggiotto

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