Il gigante della ricerca ha approvato circa il 42 per cento delle richieste, che sono state raccolte dal 29 maggio.
Gli utenti europei desiderosi di rimuovere le tracce di se stessi sul web hanno tenuto occupata Google con le loro richieste di rimozione dei link specifici dai risultati di ricerca.
Nel suo ultimo rapporto sulla trasparenza, Google ha detto che ha ricevuto un totale di 144.907 ricerche della frase "diritto di essere dimenticati" e di aver ricevuto un totale di 497.507 richieste di rimozione di pagine web. Tra i quasi 500mila collegamenti di cui è stata richiesta la rimozione, l'azienda ha detto di aver rimosso 170.506 link (il 41,8 per cento del totale di richieste) e di aver rifiutato di rimuoverne 237.561 (il 58,2 per cento).
Il tutto è una conseguenza di una sentenza della Corte di giustizia dell'Unione europea fatta a maggio di quest'anno che ribadisce il "diritto all'oblio". Come parte della sentenza, gli europei possono chiedere a Google e agli altri motori di ricerca di rimuovere i collegamenti ai risultati di ricerca se ritengono che tali risultati contengono informazioni che potrebbero influenzare la loro privacy o che semplicemente non ritengono più rilevanti o validi per qualche motivo.
Google ha criticato la decisione di maggio, definendola una "deludente sentenza per i motori di ricerca e gli editori online in generale.". Il gigante della ricerca è stato però costretto a rispettare la sentenza, ed ha quindi pubblicato un modulo online che gli utenti possono compilare per richiedere che determinati link dei risultati di ricerca che riconducono alla loro persona possano essere rimossi.
Google intende valutare "ogni singola richiesta" cercando di "bilanciare i diritti sulla privacy della persona con il diritto di tutti di conoscere e distribuire le informazioni". Google precisa che tutte le richieste saranno prese in considerazione, ma non tutte potranno essere accettate. "Durante la valutazione della richiesta stabiliremo se i risultati includono informazioni obsolete sull'utente e se le informazioni sono di interesse pubblico, ad esempio se riguardano frodi finanziarie, negligenza professionale, condanne penali o la condotta pubblica di funzionari statali", sottolinea Google.
Il rapporto di Google ha fornito esempi di alcune delle richieste accettate ed altre rifiutate. Di seguito alcuni esempi.
In una richiesta, una donna ha chiesto che venisse rimosso un link ad un vecchio articolo sull'omicidio di suo marito, dal momento che includeva il suo nome. Google ha ottemperato a tale richiesta. In un'altra richiesta, un professionista finanziario voleva la rimozione dei link a pagine circa il suo arresto e la condanna per reati finanziari. Google non ha ottemperato a tale richiesta. In un terzo esempio, una vittima di stupro ha chiesto la rimozione di un link ad un articolo di giornale sulla criminalità di abusi, una richiesta che Google ha accettato. In un quarto caso, una persona che ha voluto la rimozione del link ad un articolo on-line sul suo licenziamento per crimini sessuali commessi durante l'attività lavorativa Google non ha ottemperato a tale richiesta.
Decidere quali richieste accettare e quali no è comunque un lavoro impegnativo per Google. Sulla base degli esempi di cui sopra, e altri elencati da Google, tuttavia, un fattore che sembra essere importante nella decisione è se la richiesta proviene da qualcuno accusato di, o condannato per aver commesso un crimine o di qualcuno che è una vittima o parte innocente in un crimine o un caso.
La sentenza della Corte di giustizia europea sostiene il 'diritto all'oblio' sul web, ed è giunta dopo che cittadino spagnolo è ricorso al tribunale dopo essersi vista negata la richiesta fatta a Google di togliere dai risultati delle ricerche del suo motore di ricerca i collegamenti a contenuti che facevano riferimento alla sua persona. Il nome della persona interessata fu pubblicato da un quotidiano nel 1998 e indicato come proprietario di un immobile che doveva essere venduto all'asta per debiti. Successivamente, nei risultati delle ricerche su Google il motore di ricerca continuava a mostrare link a pagine che trattavano l'argomento e associavano il nome dell'uomo a questo fatto. Dal 2009 l'uomo ha iniziato a chiedere la rimozione dei link, perchè il procedimento si era concluso ormai da anni e le notizie sul suo conto erano obsolete. L'uomo ha chiesto quindi aiuto all'agenzia di protezione dati spagnola, chiedendo che Google cancellasse i link che potevano apparire su siti terzi. Google si è poi appellata e il tribunale spagnolo si è rivolto alla Corte di giustizia dell'Ue.
Se volete chiedere la rimozione di link a contenuti che parlano di voi, compilate il formulario in questa pagina.