Rifiuti elettronici, in crescita le start-up dell’Economia Circolare

rifiuti raee - apparecchiature elettroniche

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Redazione Pianetacellulare

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Smartphone, tablet, computer, televisori, smartwatch e altri dispositivi elettronici quando non si sa cosa farne perché vecchi o non più funzionanti vanno smaltii nel modo giusto per la salvaguardia dell’ambiente in cui viviamo. E’ l’impegno di noi consumatori. Nel frattempo, sempre più start-up, anche italiane, si impegnano nel trovare soluzioni per lo smaltimento dei rifiuti elettronici e ridurne la creazione abbracciando i principi dell’Economia Circolare.

rifiuti raee - apparecchiature elettroniche con smartphone
rifiuti raee – apparecchiature elettroniche con smartphone – PianetaCellulare.it (credit: Roberto Del Bianco/shutterstock)

Abbiamo affrontato in più occasioni il tema dei rifiuti elettronici, cercando di far comprendere l’importanza di riciclare i dispositivi che non si utilizzano più, possibilmente dandogli una seconda vita se possibile e ancora funzionanti. Smartphone, computer, smartwatch, lavatrici, televisori, frigoriferi, sono tutti dispositivi elettronici che, quando non vengono più utilizzati e a seconda della tipologia, si gettano via o si mettono in un cassetto. Dispositivi che diventano così dei rifiuti elettronici.

Quando non si sa cosa fare dei rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche la cosa giusta è smaltirli nel modo giusto per la salvaguardia dell’ambiente in cui viviamo. A questo scopo esistono appositi siti per la raccolta RAEE, basta una semplice ricerca sul portale www.cdcraee.it per trovare quello più vicino a casa propria. Si pensi che nel 2021 in media sono stati raccolti 11 chilogrammi di rifiuti elettrici ed elettronici per abitante nell’Unione europea, secondo i dati di Eurostat. Questo è ciò che però possiamo fare noi consumatori.
Fortunatamente è in crescita il numero di giovani aziende che hanno preso a cuore il tema dei rifiuti elettronici proponendo soluzioni e idee innovative per smaltirli o cercare proprio di crearne. Abbiamo recentemente letto un interessante articolo di Wired (www.wired.it/article/startup-recupero-rifiuti-elettronici-raee/) nel quale vengono presentate alcune start-up italiane, oltre alle quali ne esistono delle altre, impegnate nello smaltimento dei rifiuti elettronici secondo i principi dell’Economia Circolare.

Alcune delle start-up italiane che impiegano la tecnologia per ridurre i rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche

Partendo dal campo che più ci compete, presentiamo Rehappy. Si tratta di un’azienda portata avanti da giovani imprenditori siciliani con lo scopo non solo di vendere e ricondizionare smartphone usati per dare nuova vita ai rifiuti elettronici destinati alle discariche ma anche a “sviluppare iniziative sociali e solidali“, come si legge nel sito ufficiale www.rehappy.it.

rifiuti raee - apparecchiature elettroniche
rifiuti raee – apparecchiature elettroniche – PianetaCellulare.it (credit: Roberto Del Bianco/shutterstock)

Hiro Robotics è una start-up genovese che affronta il problema dei rifiuti elettronici supportando le piattaforme di riciclaggio attraverso l’impiego di robot industriali e della visione artificiale. L’azienda ha messo a punto un sistema robotico modulare per smontare televisori, monitor e altri dispositivi elettronici al fine di recuperarne i componenti riciclabili quali metalli, terre rare e plastica. Hiro ha anche messo a punto un sistema robotico per analizzare e selezionare i rifiuti di circuiti stampati con lo scopo di massimizzare il recupero di terre rare. In futuro, Hiro punta a sviluppare sistemi robotici capaci di recuperare batterie e pannelli solari. E’ possibile approfondire il lavoro di questa start-up sul sito ufficiale www.hirorobotics.com.

Luna Geber Engineering è una start-up umbra spin-off dell’università degli studi di Perugia. L’azienda, nata a Gennaio 2019, si occupa di offrire alle aziende di vari settori (come automotive, industriale e animale) sistemi di monitoraggio realizzati con materiali flessibili, riciclabili ed in prospettiva compostabili e che impiegano tecnologie di ultima generazione per contenere costi e consumi. Con applicazione nell’ambito dell’Internet of Things, tra i sistemi prototipati ci sono sensori di temperatura fogliare ad alta riciclabilità, sistemi di monitoraggio del benessere degli animali, sistemi di monitoraggio strutturale per la diagnostica di edifici e cartelli stradali smart che comunicano con i veicoli. Luna Geber, dunque, pensa già in fase di creazione dei prodotti a come integrarli quanto più possibile nell’economia circolare. Per maggiori informazioni www.lunageber.com.

Quando l’economia si fa circolare per l’ambiente

Sfridoo è una startup di Bologna che ha messo a punto una piattaforma di compravendita di ‘scarti aziendali’. Attraverso il portale online www.sfridoo.com, le imprese che non sanno cosa fare dei propri rifiuti, scarti di produzione o avanzi di magazzino possono entrare in contatto con aziende specializzate nello smaltimento dei rifiuti seguendo i principi dell’Economia Circolare. Tanti sono i tipi di materiali che un’impresa può smaltire con l’aiuto di Sfridoo, tra cui metalli, plastica, carta e cartone, materiali edili, tessuti, legno, sostanze chimiche, gomma, pelle e vetro. Al momento in cui scriviamo, il portale riporta che sono oltre 2500 le imprese che fanno parte del network circolare di Sfridoo.

Circularity è una start-up con base a Milano che ha messo a punto una piattaforma online in cui (circularity.com) esperti di sostenibilità e grandi appassionati di ambiente aiutano le imprese a rimodellare il proprio modello di business integrando la circolarità, ad esempio valorizzando gli scarti di produzione. L’obiettivo di questa start-up è quello di promuovere un tipo di impresa “in grado di coniugare il profitto economico con la salvaguardia dell’ambiente”, si legge nel sito web.

Tra le altre start-up da notare si trova Polyvolt, che si occupa di rigenerare pannelli fotovoltaici e apparecchiature elettriche ed elettroniche. Nasce da Innovatec, società impegnata nell’orientare il mercato “verso un nuovo modello di sviluppo sostenibile“.

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