Nell’era della comunicazione digitale, dove il 91% dei giovani tra 14 e 18 anni è iscritto ad almeno un social network e l’87% usa uno smartphone connesso a internet, Polizia di Stato e Censis hanno presentato i dati di una ricerca congiunta svolta per conoscere lo stato della sicurezza dei giovani nelle scuole e progettare campagne di sensibilizzazione sull’uso consapevole dei social network al fine di combattere il crescente fenomeno del cyberbullismo.
I dati della ricerca sono stati presentati alla Scuola superiore di polizia durante un incontro a cui hanno partecipato il direttore centrale delle specialità della Polizia di Stato, Roberto Sgalla, il segretario generale del Censis, Giorgio De Rita, e i dirigenti e i funzionari della Polizia di Stato che ogni giorno operano sul campo.
Dall’indagine, realizzata attraverso un questionario distribuito a 1.727 dirigenti scolastici di tutte le scuole secondarie di primo e di secondo grado, è risultato che è Internet per il 77% dei presidi delle scuole medie e superiori italiane internet è l’ambiente dove avvengono più frequentemente i fenomeni di bullismo, più che nei luoghi di aggregazione dei giovani (47%), nel tragitto tra casa e scuola (35%) o all’interno della scuola stessa (24%).
Il 52% dei presidi intervistati hadetto di aver gestito personalmente episodi di cyberbullismo, il 10% casi di sexting (l’invio con il telefonino di foto o video sessualmente espliciti) e il 3% casi di adescamento online. Quasi la metà dei dirigenti scolastici intervistati (il 45%) ha detto che il cyberbullismo ha interessato meno del 5% dei loro studenti, ma per il 18% dei presidi il sexting vede coinvolto tra il 5% e il 30% dei ragazzi.
Quasi 8 su dieci presidi intervistati (il 77%) ritiene il cyberbullismo un reato. Nel 51% dei casi accaduti il preside si è rivolto alle forze dell’ordine.
L’identikit del cyberbullo. Per il 70% dei presidi italiani intervistati i cyberbulli sono maschi o femmine senza prevalenza di sesso, per il 19% invece sono piu’ le ragazze e per l’11% soprattutto i ragazzi. 9 su 10 dirigenti considera il fenomeno del cyberbullismo più grave del bullismo, perché più doloroso per chi ne subisce le conseguenze e con effetti negativi piu’ duraturi nel tempo sulla reputazione di chi viene attaccato. Secondo il 78% dei presidi i cyberbulli se la prendono con i ragazzi psicologicamente più deboli.
Scuole sempre più digitali. tutte le scuole hanno ormai un sito internet, che nel 65% dei casi è gestito dai docenti, nel 16% da personale non docente e nel 12% da consulenti esterni. Nell’86% delle scuole è presente una rete wi-fi, ma solo nel 5% degli istituti è liberamente accessibile agli studenti. Il 93% delle scuole ha un laboratorio multimediale, aperto oltre l’orario scolastico nel 17% dei casi. Il 55% delle pagine legate ad una scuola sui social network è gestita dagli studenti.
Il ruolo della famiglia. Per la maggior parte dei dirigenti scolastici i genitori minimizzano il problema considerando il cyberbullismo poco più che uno scherzo tra ragazzi. La maggiore difficoltà secondo i presidi è quella di rendere consapevoli i genitori della gravità di cio’ che puo’ accadere e quasi tutti i dirigenti (il 93%) ritengono poi che l’esempio dei genitori influenza molto o abbastanza il comportamento dei cyberbulli. Si ritiene, inoltre, che il cyberbullismo è un fenomeno più difficile da individuare rispetto a episodi di bullismo tradizionale perché i genitori sono nella maggior parte dei casi esclusi dalla vita online degli adolescenti.
Scuole in prima linea. Quasi metà delle scuole italiane hanno avviato un programma volto a contrastare il cyberbullismo rivolto ai genitori, ma solo 1 scuola su 10 ha un vero e proprio programma di monitoraggio attraverso questionari rivolti a studenti e genitori. Inoltre, nel 39% delle scuole sono state già attuate alcune azioni specifiche contro il cyberbullismo previste dalle linee di orientamento del Ministero dell’istruzione mentre il 63% intende farlo nel corso di questo anno scolastico. Purtroppo, tra le varie iniziative promosse dalle scuole, in molti istituti vi è scarsa partecipazione dei genitori.
A seguire le risposte piu’ frequenti date dai dirigenti scolastici al questionario loro fornito ai fini del sondaggio.
Opinioni dei presidi su atteggiamenti e comportamenti:
– I ragazzi più soggetti ad essere vittime di episodi di bullismo sono quelli più deboli psicologicamente 86,0%
– I genitori quando i propri figli compiono atti di bullismo/cyberbullismo tendono a minimizzare i fatti qualificandoli come scherzi fra ragazzi 80,7%
– I ragazzi più soggetti ad essere vittime di episodi di cyberbullismo sono quelli più deboli psicologicamente 78,0%
– Gli episodi di bullismo avvengono più frequentemente su internet 76,6%
– Oggi le relazioni amicali sono più numerose 72,5%
– Il bullismo è più diffuso nelle grandi città 71,6%
– I cyberbulli sono indifferentemente maschi e femmine 70,5%
– La gravità dei fenomeni di bullismo è percepita più dai genitori che dai ragazzi 65,6%
– L’esempio dei genitori influisce molto sui comportamenti dei bulli/cyberbulli 55,8%
– Il rapporto genitori-figli è meno facile 55,2%
Cyberbullismo e sexting:
– Il cyberbullismo è un reato 76,7%
– Il sexting è l’abitudine dei ragazzi/e di scambiarsi on-line confidenze e immagini sessuali in modo consenziente 69,2%
– Si può parlare di cyberbullismo quando gli insulti, le prepotenze, le denigrazioni tra ragazzi vengono diffuse in rete, si protraggono per tempo ed esprimono una volontà di danneggiare 59,7%
– Il sexting è un comportamento pericoloso 60,1%
Il cyberbullismo rispetto al bullismo è:
– Più difficile da individuare per gli adulti, perché non hanno accesso alla vita on-line dei giovani SI 88,7% – NO 11,3%
– Più doloroso per le vittime, perché subiscono danni alla loro reputazione in brevissimo tempo SI 89,7- NO 10,3%
– Meno grave, poiché non si esplicita in violenza fisica SI 3,3- NO 96,7%
FONTI dati: rapporto Censis (1) rapporto Censis (2).
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