Sei ossessionato dalla tecnologia? Se fai queste 3 cose, la risposta è SI

persona usa smartphone e computer per lavorare

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Redazione Pianetacellulare

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La tecnologia è sempre più onnipresente, partendo dagli smartphone: per alcune persone sta diventando una vera e propria ossessione. Ci sono però dei momenti della giornata in cui se ne potrebbe fare a meno, soprattutto quando i genitori trascorrono del tempo con i propri figli. 

persona con tanti dispositivi tecnologici
quando la tecnologia diventa ossessione – PianetaCellulare.it (credit: sdecoret/shutterstock)

Il compito del genitore è di aiutare il proprio figlio, o i propri figli, nel tortuoso cammino della vita, insegnandoli i valori come il rispetto delle cose e delle persone fino al momento in cui non imparano a camminare da soli. Insegnamenti che i genitori dovrebbero impartire comunicando con i propri figli, condividendo esperienze di vita vissute o creandone di nuove insieme. Oggi la rapida diffusione della tecnologia in sempre più contesti e l’accessibilità di questa sempre più semplice mette quasi in dubbio il ruolo del genitore, a volte sostituito dai media digitali. Smartphone, tablet, computer, televisori, smartwatch e altri device ormai sono ‘smart’, presto anche gli anelli. Per alcune persone la tecnologia sta diventando una ossessione.

Per non parlare dei social media, che possono insegnare cose sbagliate ai giovani. Anche se sempre più piattaforme stanno mettendo a punto soluzioni per evitare che gli adolescenti possano utilizzare nel modo sbagliato i social, studi dicono che l’accesso ai media digitali avviene ormai fin troppo presto, sin dai primi mesi dalla nascita. Non c’è da sorprendersi, dunque, se l’età in cui un adolescente riceve il suo primo smartphone si abbassa. Spesso la colpa è dei genitori che non riescono a dire di no ai propri figli. Non tutti i genitori, fortunatamente. Anche il più rigido genitore però, quando si sente dire dal proprio figlio “in classe mia sono l’unico senza smartphone“, alla fine cede per evitare che il figlio venga escluso dalla vita sociale con i suoi coetanei.

Come si può capire quando la tecnologia/lo smartphone diventa ossessione?

I genitori dovrebbero saper dare i buoni esempi ai propri figli, perché questi imparano da loro. Se per i genitori la tecnologia, e più nello specifico lo smartphone, diventa un’ossessione, non c’è da sorprendersi se poi lo diventa anche per le nuove generazioni. Con la differenza che i giovani di oggi crescono a ‘pane, burro, marmellata e smartphone‘ mentre gli adulti di oggi non sapevano neanche cosa fosse uno smartphone quando erano loro adolescenti.

persona con tanti dispositivi tecnologici tra cui smartphone, computer e tablet
quando la tecnologia diventa ossessione – PianetaCellulare.it (credit: sdecoret/shutterstock)

Interessante quanto riportato da Monica Pelinga dell’associazione “Nascere Klinefelter ODV“, in un post sulla community online Bambini E Genitori (bambiniegenitori.it/cattive-abitudini-digitali/). Tre sarebbero i comportamenti che i genitori, e più in generale gli adulti, dovrebbero smettere di fare per iniziare a prendere le distanze dalla tecnologia. Perché non è la tecnologia in sé a fare male, niente fa male, è l’eccesso di qualcosa che potrebbe essere sbagliato, come spesso ribadiamo. Non a caso esiste il detto che “il troppo stroppia“.

Meglio non usare lo smartphone quando si mangia, soprattutto se in famiglia

La prima cosa da fare per Pelinga è smettere di mangiare guardando il telefono. Un consiglio che si potrebbe pensare banale ma che in realtà non è. Il pranzo e la cena possono rivelarsi in molte famiglie gli unici due momenti in cui tutti i componenti sono seduti insieme attorno ad un tavolo. Forse anche solo a cena, se i genitori pranzano fuori per il lavoro mentre i figli si arrangiano a casa o a mensa oppure i più fortunati potrebbero andare dai nonni dopo la scuola.
La cena dovrebbe quindi essere un momento in cui condividere in famiglia pensieri e opinioni, magari partendo da come si ha trascorso la giornata e quali saranno i programmi del giorno dopo. Usare lo smartphone a tavola mentre si è con la propria famiglia sarebbe quindi da evitare perché da considerarsi una fonte di distrazione. Come pure potrebbe esserlo la televisione, ad essere sinceri.

Meglio non usare lo smartphone prima di dormire

La seconda cosa che si considera una cattiva abitudine digitale è utilizzare lo smartphone prima di dormire. Un consiglio che molti esperti consigliano più che altro perché guardare uno schermo prima di addormentarsi potrebbe ridurre la qualità del sonno, che sia dello smartphone o del computer poco importa. Per questo motivo sono state sviluppate funzionalità che permettono ai dispositivi di ridurre l’emissione dagli schermi della cosiddetta ‘luce blu’, che pare possa sopprime il rilascio di melatonina, una sostanza chimica nel corpo che aiuta ad addormentarsi.
A parte questo, utilizzare lo smartphone prima di dormire potrebbe anche portare a perdere la cognizione del tempo, tra lo scorrere di un feed su un social piuttosto che in un altro, finendo così per stare svegli ancora per diversi minuti, se non addirittura ore, togliendo questo tempo al riposo della propria mente e del proprio corpo. Oppure ancora, leggere una particolare notizia potrebbe portare la mente a tornare su quella notizia per diverso tempo prima di riuscire ad addormentarsi.

Passare il tempo con i propri figli, no sui social a scorrere feed

La terza cosa che Pelinga considera come una cattiva abitudine digitale per i genitori è stare sui social media anziché passare del tempo con i propri figli, o anche solo per riempire momenti di noia. A tal proposito vale la pena ricordare lo studio di cui abbiamo trattato nei giorni scorsi, quello secondo cui nelle famiglie si sta diffondendo il comportamento del phubbing, vale a dire il trascurare la persona con cui si potrebbe parlare dal vivo perché fisicamente presente vicina a noi per consultare spesso lo smartphone. Da quanto abbiamo appreso, sempre più genitori snobbano i propri figli per concentrarsi sul loro smartphone. In conseguenza a questo i figli potrebbero andare a trovare rifugio, a loro volta, su un dispositivo digitale alimentando interazioni virtuali anziché reali.

Proprio il comportamento diverso che alcune persone potrebbero adottare tra interazioni ‘di persona’ rispetto a quelle ‘virtuali’ si potrebbe considerare quasi come un quarto comportamento digitale sconsigliato. Infatti, Alla fine, è proprio questo il comportamento che adottano gli haters, coloro che diffondono commenti contenenti messaggi di odio e negativi online contro altre persone. Sui social spopola questo tipo di comportamento. Si pensa che la condivisione di messaggi di odio nei confronti di altre persone sia facilitato dalla distanza fisica e dallo schermo che le separa: non avere l’interazione reale pare che sia un fattore capace di eliminare i freni inibitori che, invece, possono portare a riflettere prima di dire o fare qualcosa con una persona che si ha fisicamente di fronte.

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