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Facebook, nuova Class Action contro acquisti di applicazioni da parte di minori

Facebook si troverà in tribunale entro la fine dell’anno per difendersi contro una causa legale sui figli che spendono i soldi dei loro genitori. E’ quanro ha riferito Reuters.

Martedì scorso, il giudice distrettuale Beth Labson Freeman di un tribunale a San Jose, California, ha stabilito che la società deve affrontare una class-action nazionale che mira a costringere il social network ad effettuare i rimborsi delle transizioni effettuate dai bambini, che hanno speso soldi sul sito senza il permesso dei genitori. 

Il caso è nato nel 2012, quando un gruppo di genitori di minorenni si sono uniti assieme perchè i loro figli hanno acquistato, senza la loro autorizzazione, crediti virtuali da usare nei giochi online su Facebook. E’ stato stimato un numero in centinaia di migliaia di rimborsi che potrebbero essere effettuati.

Il processo prenderà il via il prossimo 19 ottobre. L’accusa sostiene che Facebook ha violato la legge della California sul rimborso degli acquisti effettuati. La difesa, i legali del social network, farà valere la sua policy di rifiutare rimborsi per il principio di "all sales are final" e per questo l’azione legale non avrebbe fondamenta.

Non è il primo caso. In altre situazioni simili in cui sono stati richiesti i rimborsi per gli acquisti digitali conclusi da bambini senza il permesso dei genitori altre aziende tecnologiche hanno perso una discreta quantità di denaro, perchè il giudice le ha trovate dalla parte del torto.

Nel gennaio del 2014, Apple è stata costretta a rimborsare almeno 32,5 milioni di dollari in un accordo con la Federal Trade Commission sulla capacità dei bambini di fare acquisti in-app senza il consenso dei genitori. Lo scorso settembre, Google è stata condannata a sborsare 19 milioni di dollari per dei rimborsi sulla stessa questione, mentre nel mese di luglio la FTC ha citato Amazon per aver autorizzato spese in-app fatte da bambini. Dato l’esito di questi casi passati, Facebook è probabile che si ritroverà a dover pagare per rimborsare gli acquisti.

L’azione legale sostiene che l’azienda ha permesso ai bambini di utilizzare le carte di credito dei genitori per acquistare crediti di Facebook, una moneta virtuale che da allora è stata ritirata a favore del servizio Facebook Payments.

"Anche se alcuni minori senza dubbio potrebbero continuare a fare acquisti tramite carte di credito o di debito che non hanno il permesso di utilizzare, non si può negare che alcune politiche di Facebook non sono conformi alla legge," il giudice Freeman ha scritto nella sua decisione finale.

Anche se Facebook sarà dalla parte del torto, e verrà portata avanti la class action, Freeman ha stabilito che eventuali rimborsi saranno gestiti caso per caso, piuttosto che dal gruppo di attori nel suo complesso. La data del processo è fissata per il 19 ottobre.

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Simone Ziggiotto

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