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Facebook paga adolescenti per installare app che spia il telefono

Facebook rende disponibile dal 2016 l’app VPN "Facebook Research" che offre a persone volontarie, anche a minori, fino a 20 dollari al mese in cambio dell’accesso continuo a messaggi privati nelle app dei social media, chat nelle app di messaggistica istantanea, foto e video inviati, email, ricerche sul web, attività di navigazione web e anche la posizione in tempo reale. E’ quanto riportato da TechCrunch

"Alla disperata ricerca di dati sui suoi concorrenti, Facebook ha segretamente chiesto alle persone di installare la VPN ‘Facebook Research’ per consentire all’azienda di raccogliere tutte le attività sul telefono e sul web di un utente, simile all’app Onavo Protect di Facebook che Apple ha bandito a giugno e che è stata rimossa in agosto" scrive TechCrunch.

Da quanto appreso, la VPN "Ricerca Facebook" ["Ricerca Facebook"] è nata per succedere Onavo Protect, app VPN che Facebook distribuiva per dispositivi iOS attraverso l’App Store di Apple, descritta come utile per ridurre l’utilizzo dei dati mobili ma che in realtà raccoglieva dati sulle abitudini degli utenti e l’uso di app di terze parti.

"Facebook ha iniziato ad occuparsi del business di raccolta dei dati quando ha acquisito Onavo per circa 120 milioni di dollari nel 2014. L’app VPN ha aiutato gli utenti a monitorare e minimizzare l’utilizzo del piano dati mobile, ma ha anche fornito a Facebook analisi approfondite su quali altre app stavano utilizzando.", scrive TC.

Onavo era stata poi bandita da Apple dal suo App Store dopo aver cambiato alcuni termini e condizioni che gli sviluppatori devono rispettare per poter usare lo store ufficiale di Apple per la distribuzione delle loro app. Tra queste modifiche, Apple ha aggiunto il divieto per le app di raccogliere dati su applicazioni di terzi. E Onavo di Facebook faceva proprio questo, spiava gli utenti raccogliendo le loro informazioni private. Facebook si è quindi attivata per rilanciare lo strumento, da qui è arrivata l’app VPN ‘Facebook Reaserch’ per iOS e Android, che viene gestita tramite i servizi di beta testing Applause, BetaBound e uTest per nascondere il coinvolgimento di Facebook, ed è indicata in alcuni documenti come "Project Atlas".

Il programma "Facebook Research" si rivolge a persone di età compresa tra 13 e i 35 anni (per età compresa tra 13 e 17 è richiesto il consenso dei genitori) e richiede ai partecipanti di installare il certificato di root, che concede a Facebook pieni diritti su tutto sul telefono, anche l’accesso privilegiato ai dati di utilizzo di app di terze parti. Non si sa quali siano i dati a cui Facebook è interessata, ma ottiene accesso quasi illimitato al dispositivo di un utente dopo che questo ha installato l’app – messaggi privati anche delle chat, foto e video e la posizione in tempo reale.

In precedenza, BuzzFeed News ha ottenuto documenti interni secondo i quali Facebook ha utilizzato l’app Onavo per raccogliere informazioni su applicazioni di terzi tra cui WhatsApp, quando ancora non era di sua proprietà, arrivando a scoprire che WhatsApp oltre ad essere un servizio in crescita avrebbe potuto superare Facebook Messenger poichè gli utenti su WhatsApp inviavano ogni giorno più del doppio dei messaggi inviati tramite il suo Messenger. Da qui i piani di Facebook di comprarsi Whatsapp, acquisto che c’è stato nel 2014 per un valore di 19 miliardi di dollari.

"I documenti interni acquisiti da Charlie Warzel e Ryan Mac di BuzzFeed News rivelano che Facebook è stata in grado di sfruttare Onavo per apprendere che WhatsApp inviava più di due volte il numero di messaggi al giorno di Facebook Messenger. Onavo ha permesso a Facebook di individuare la crescita di WhatsApp e di giustificare il pagamento di 19 miliardi di dollari per acquistare la startup della chat nel 2014. Da allora WhatsApp ha triplicato la sua base di utenti, dimostrando la potenza della lungimiranza di Onavo" scrive TechCrunch.

Da precisare una cosa: da quanto appreso, Facebook ‘spia’ i dati degli utenti che accettano di installare questa app standalone ‘Facebook Research’, quindi gli utenti sono volontariamente interessati a condividere con la società i propri dati. Onavo, invece, raccoglieva informazioni all’insaputa degli utenti che usavano l’app. In seguito al rapporto di TechCrunch, Facebook ha riferito al sito che intende chiudere la versione iOS della sua app Facebook Research, che continuerà a funzionare su Android. 

Simone Ziggiotto

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