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TikTok limitato dal Garante privacy dopo caso della bimba di 10 anni

Il Garante per la protezione dei dati personali italiano (GPDP) ha disposto il blocco immediato dell’uso dei dati degli utenti per i quali non sia stata accertata con sicurezza l’età anagrafica nei confronti di TikTok, il social utilizzato soprattutto da giovanissimi che consente di creare, condividere e commentare brevi video. L’Autorità ha deciso di intervenire in via d’urgenza a seguito del caso della bambina di 10 anni di Palermo morta per un presunta partecipazione ad una challenge (sfida) iniziata come gioco proprio su TikTok. Ma questa è stata solo la goccia che ha fatto traboccare, il vaso…

Aspettando il riscontro richiesto con l’atto di contestazione, l’Autorità ha deciso di vietare a TikTok  fino al 15 febbraio  l’ulteriore trattamento dei dati degli utenti “per i quali non vi sia assoluta certezza dell’età e, conseguentemente, del rispetto delle disposizioni collegate al requisito anagrafico”. Il social network vieta l’iscrizione a chi non ha almeno 13 anni compiuti, ma di fatto questo limite è facilmente aggirabile perchè basta iscriversi utilizzando una data di nascita falsa.

Il Garante si è riservato di fare ulteriori valutazioni entro il 15 febbraio ed ha previsto di portare il provvedimento di blocco all’attenzione dell’Autorità irlandese, dal momento che TikTok ha di recente comunicato di avere fissato il proprio stabilimento principale in Irlanda.

"Abbiamo ricevuto e stiamo analizzando l’informativa del Garante" è stata la risposta di TikTok condivisa da un suo portavoce, ome riportato dall’agenzia Ansa. "La privacy e la sicurezza sono una priorità assoluta per TikTok e lavoriamo costantemente per rafforzare le nostre policy, i nostri processi e le nostre tecnologie per proteggere tutta la nostra community e i nostri utenti più giovani in particolare".

Tik Tok sotto la lente di ingrandimento del GPDP gia’ dallo scorso anno

Per quanto sulle problematiche poste da TikTok fosse già in corso un’attività nell’ambito del Comitato che riunisce le Autorità europee, il Garante aveva avvertito alla fine dello scorso anno -quindi ancora prima della tragica vicenda della bimba di 10 anni di Palermo- l’urgenza di aprire un procedimento formale nei confronti del social network a tutela dei minori italiani, contestando a TikTok una serie di violazioni: scarsa attenzione alla tutela dei minori, divieto di iscrizione ai più piccoli facilmente aggirabile, poca trasparenza e chiarezza nelle informazioni rese agli utenti, impostazioni predefinite non rispettose della privacy.

L’istruttoria avviata dagli uffici del GPDP nel marzo del 2020 aveva messo in luce una serie di trattamenti di dati effettuati dal social network che appaiono non conformi al nuovo quadro normativo in materia di protezione dei dati personali. Il Garante ha contestato a TikTok che le modalità di iscrizione al social network non tutelino adeguatamente i minori: il divieto di iscrizione al di sotto dei 13 anni, stabilito dal social network, risulta "facilmente aggirabile una volta che si utilizzi una data di nascita falsa", quindi TikTok non impedisce ai più piccoli di iscriversi né verifica che vengano rispettate le norme sulla privacy italiane, che prevedono per l’iscrizione ai social network il consenso autorizzato dei genitori o di chi ha la responsabilità genitoriale del minore che non abbia compiuto 14 anni. Inoltre, l’informativa rilasciata agli utenti è standardizzata e non prende in specifica considerazione la situazione dei minori, mentre sarebbe necessario creare una apposita sezione dedicata ai più piccoli, scritta con un linguaggio più semplice e con meccanismi di alert che segnalino i rischi ai quali si espongono. E ancora, i tempi di conservazione dei dati risultano indefiniti rispetto agli scopi per i quali vengono raccolti né appaiono indicate le modalità di anonimizzazione che il social network afferma di applicare. Il social network, infine, preimposta il profilo dell’utente come “pubblico”, consentendo la massima visibilità ai contenuti in esso pubblicati: questa  impostazione predefinita è in contrasto con la normativa sulla protezione dei dati che stabilisce l’adozione di misure tecniche ed organizzative che garantiscano, per impostazione predefinita, la possibilità di scegliere se rendere o meno accessibili dati personali ad un numero indefinito di persone.  

Simone Ziggiotto

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