Corte europea autorizza aziende a spiare mail dei dipendenti in alcuni casi

La Corte europea ha stabilito che una società privata non viola il diritto alla privacy di un dipendente quando controlla le sue comunicazioni sugli account aziendali.

Scritto da

Simone Ziggiotto

il

Il datore puo’ controllare la posta elettronica aziendale dei dipendenti senza violarne il diritto alla privacy, ma solo se controlla le comunicazioni sugli account aziendali. È il succo della sentenza emessa dalla Corte europea dopo che un cittadino rumeno dipendente ha accusato di essere stato ingiustamente licenziato da una società privata.

Il caso. Su richiesta del datore di lavoro, il dipendente licenziato ha creato un account per rispondere alle domande dei clienti. Il datore di lavoro è poi entrato in questo account per controllare le comunicazioni con tra clienti e lavoratore. La controversia nasce qui: il datore di lavoro ha scoperto che l’indirizzo mail aperto per fini aziendali è stato usato anche per scopi personali dal dipendente. La società ha quindi ritenuto opportuno licenziare il dipendente, evento seguito poi da cause legali di fronte prima ai giudici nazionali, poi alla Corte di Strasburgo in seguito al ricorso del lavoratore.

Cosa si è deciso con la sentenza. Anche se è una forma di intromissione nella vita privata del dipendente, il datore di lavoro puo’ controllare l’account aziendale utilizzato dal dipendente compatibilmente con la Convenzione dei diritti dell’uomo, se il controllo avviene solo per controllare le comunicazioni aziendali.

La sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo ha riconosciuto che un datore di lavoro non puo’ violare il diritto privato del lavoratore alla corrispondenza e, quindi, violare l’articolo 8 della Convenzione che assicura ad ogni persona il "diritto al rispetto della propria vita privata e familiare, del proprio domicilio e della propria corrispondenza". Tuttavia, la Corte ha poi preso in considerazione il caso specifico nel quale è stato specificato che l’account controllato è stato aperto per lo scambio di email con i clienti, quindi per scopi aziendali. Pertanto, il capo non avrebbe violato un diritto privato, bensì ha voluto controllare un account di posta elettronica che, di fatto, è di sua proprietà, visto che l’azienda legata all’account è la sua. Dalla parte del datore di lavoro c’è anche il fatto che, sebbene non è stato chiarito se il datore di lavoro ha avvisato il dipendente che avrebbe controllato la posta elettronica da lui utilizzata, il datore di lavoro è entrato nell’account del lavoratore solo con lo scopo di controllare le comunicazioni con i clienti. Una volta entrato nell’account si è accorto che il lavoratore ha utilizzato la posta elettronica aziendale per scopi personali.

La Corte, quindi, ha emesso una sentenza bilanciata. Il datore di lavoro avrebbe violato il diritto privato del lavoratore alla corrispondenza se avesse voluto controllare la posta elettronica privata del dipendente, ma avendo controllato quella aziendale, aperta appositamente per lo scambio di email con i clienti della sua società, non ha violato l’articolo 8 della Convenzione.

Riassumendo, la sentenza della Corte europea ha stabilito che una società privata non viola il diritto alla privacy di un dipendente quando controlla le sue comunicazioni sugli account aziendali. 

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