Smart Working: In Senato la discussione sulla legge

Lo Smart Working, l'evoluzione naturale del Telelavoro, si appresta ad essere discussa in Senato per diventare poi una legge effettiva.

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Redazione

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Sempre più aziende, sopratutto multinazionali con filiali e sedi distaccate, stanno nettamente virando verso il concetto di Smart Working, una modalità di lavoro dove contano solo i risultati e non più l’obbligo di rispettare una specifica giornata lavorativa.

Secondo una recente indagine condotta in Italia dall’Osservatorio Smart Working della School of Management del Politecnico di Milano, il 17% delle grandi imprese sta avviando progetti in tal senso mentre un buon 15% è in fase esplorativa.

Lo Smart Working, l’evoluzione naturale del Telelavoro, si appresta ad essere discussa in Senato per diventare poi una legge effettiva.

Si tratta di una novità normativa di un fenomeno molto diffuso ormai da tempo che cambia i classici paradigmi del lavoro dipendente aggiungendo alla distanza, tipica del telelavoro, la flessibilità di orario e prestazione, spostando il tutto sul concetto di risultato effettivo.

Vodafone: Smart Working per 3.100 dipendenti

Vodafone: Smart Working per 3.100 dipendenti

La disciplina del telelavoro elimina solamente la presenza fisica, spostando presso l’abitazione del dipendente o altro luogo idoneo, il posto fisico di lavoro ma lasciando totalmente inalterato l’impianto contrattuale di base.

La differenza tra Smart Working e telelavoro è nella flessibilità totale: nello smart working non esistono orari, ferie prestabilite o modalità di lavoro. E’ il dipendente, in accordo con l’azienda, a stabilire i risultati sui quali poi valutare l’andamento e le performance lavorative.

Dimenticatevi però un contratto Smart Working per segreterie, operai e commesse: questa tipologia di lavoro sposa perfettamente tutti quei lavori creativi o intellettuali dove il tempo non è determinante per l’assolvimento del proprio compito.

Oggi il tutto è delegato ad accordi tra imprese e lavoratori o ad accordi sindacali. La normativa mira a realizzare un blocco di riferimento per agevolare e armonizzare il tutto a livello nazionale, tentando di risolvere quelle che potrebbero essere le anomali e le esternalità negative della flessibilità.

Lo Smart Working nella PA

Il Comune di Genova è uno dei primi enti pubblici a sperimentare lo smart working. La situazione si adatta alla perfezione e riguarda i 26 messi comunali incaricati a notificare atti ai cittadini genovesi. Preso atto che spesso risulti difficile trovare le persone nel proprio domicilio, il Comune ha dato il via libera al lavoro flessibile a partire da fine 2015 con un risultato che ha portato ad un miglioramento dei risultati ovvero da 10 a 12 atti notificati mediamente al giorno da ogni messo, senza contare il minor numero di raccomandate inviate per notificare la mancata consegna.

Lo Smart Working nel Privato

 Oltre a Vodafone, altre società hanno avviato sperimentazioni in tal senso. Tra le società private possiamo citare i casi di L’Oreal Italia che ha fissato però un limite di 2 giorni al mese mentre Bnl ha impostato un limite di 1 giorno a settimana. Leroy Merlin lascia completa libertà di gestire le 40 ore settimanali durante i 6 giorni di apertura de negozi.

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