Il Parlamento europeo approva riforma sul diritto d’autore digitale

Tra le modifiche approvate dal Parlamento europeo, gli artisti devono essere pagati per il loro lavoro quando questo viene utilizzato in condivisione su piattaforme come YouTube o Facebook e aggregatori di notizie come Google News.

Scritto da

Simone Ziggiotto

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Il Parlamento europeo ha votato il 12 settembre per adottare nuove disposizioni per la legge sul copyright da rispettare online che, se entreranno in vigore, cambieranno il modo di ‘fare’ informazione e ‘accedere’ alle informazioni su internet all’interno dell’UE. La posizione del Parlamento europeo sulle nuove disposizioni per la gestione del diritto d’autore online vuole "aggiungere salvaguardie per proteggere le piccole imprese e la libertà di espressione" e, in vista di una votazione finale prevista all’inizio del 2019 dopo che anche i singoli stati membri dell’UE avranno approvato a loro volta i cambiamenti, è stata approvata con 438 voti favorevoli, 226 voti contrari e 39 astensioni. La nuova posizione del Parlamento apporta alcune importanti modifiche alla proposta non approvata nello scorso mese di giugno.

Come riportato dal comunicato stampa emesso dal dall’European Parliament, molte delle modifiche apportate dal Parlamento europeo alla proposta originaria della Commissione europea mirano a garantire che "gli artisti, in particolare musicisti, esecutori e autori di sceneggiature, nonché editori e giornalisti, siano pagati per il loro lavoro quando questo viene utilizzato in condivisione su piattaforme come YouTube o Facebook e aggregatori di notizie come Google News".

Dopo la votazione, il relatore Axel Voss (PPE, DE) ha dichiarato: "Sono molto lieto che, nonostante la fortissima campagna di pressioni esercitata dai giganti di Internet, ora ci sia una maggioranza nel pieno rispetto della necessità di proteggere il principio della paga equa per i creativi europei. Vi è stato un acceso dibattito su questa direttiva e credo che il Parlamento abbia ascoltato attentamente le preoccupazioni sollevate. Pertanto, abbiamo affrontato le preoccupazioni sollevate sull’innovazione escludendo dal campo di applicazione le piccole e micro piattaforme o gli aggregatori. Sono convinto che una volta che le nuove regole saranno in vigore, Internet sarà libero come lo è oggi con i creatori e i giornalisti che guadagneranno una parte più equa delle entrate generate dalle loro opere, e ci chiediamo quale sia il motivo di tutto questo trambusto.”

La posizione del Parlamento rafforza anche i piani proposti dalla Commissione per rendere le grandi piattaforme e i grandi aggregatori online responsabili delle violazioni del diritto d’autore. Ciò applicabile anche ai frammenti di notizie, gli ‘snippet’ in gergo tecnico, in cui viene visualizzata solo una piccola parte del testo di un editore di notizie. In pratica, questa responsabilità richiede alle parti coinvolte (come Youtube o Facebook) di pagare i titolari dei diritti per il materiale protetto da copyright che rendono disponibile sulle proprie  piattaforme. Il testo del Parlamento richiede inoltre specificamente che i giornalisti stessi, e non solo i loro editori, beneficino della remunerazione derivante da tale obbligo di responsabilità. Allo stesso tempo, nel tentativo di incoraggiare le start-up e l’innovazione, il testo va ad esentare le piccole e micro piattaforme dalla direttiva, il che significa che solo le ‘grandi’ piattaforme (come Youtube, Facebook, ecc.) e i ‘gandi’ aggregatori (come Google News) siano obbligati a pagare una tassa per gli articoli promossi.

Ad esempio, se un utente di Facebook decide di condividere un articolo sul social network e la piattaforma mostra un’anteprima generata automaticamente con una immagine e una frase presa dall’articolo, quindi c’è una citazione di una o piu’ frasi per intero, Facebook dovrà pagare una tassa al sito web che ospita l’articolo, che l’editore dovrà poi condividere con chi lo ha scritto. Questo sarebbe positivo per gli editori, ma ricordiamo che una normativa simile è stata applicata nel 2005 in Spagna e l’aggregatore Google News è stato in seguito chiuso perchè Google non si è trovata d’accordo con il fatto che avrebbe dovuto pagare una tassa per ogni articolo aggregato sulla sua piattaforma, decisione che ha portato ad un importante calo del traffico per i siti web che prima comparivano su Google News.

In merito alla protezione della libertà di espressione, il testo approvato dal Parlamento include disposizioni per garantire che la legge sul copyright venga osservata online senza ostacolare ingiustamente la libertà di espressione. Pertanto, la semplice condivisione di collegamenti ipertestuali agli articoli, insieme a "singole parole" per descriverli, viene esonerata da vincoli di copyright.

Qualsiasi azione intrapresa dalle piattaforme per verificare che i caricamenti non violino le regole sul copyright deve essere progettata in modo tale da evitare l’inclusione di "opere che non violano" il copyright. A queste piattaforme viene inoltre richiesto di stabilire sistemi di "ricorso rapido" (gestiti da personale ‘umano’ della piattaforma, non da algoritmi automatici) attraverso i quali poter presentare reclami quando un caricamento viene erroneamente rimosso.

Wikipedia e piattaforme software open source non saranno interessate. Infatti, il testo specifica che "il caricamento su enciclopedie online aperte senza scopi commerciali, come Wikipedia, o piattaforme software open source, come GitHub, saranno automaticamente escluse dall’obbligo di rispettare le regole sul copyright".

Il testo del Parlamento rafforza inoltre i diritti negoziali di autori e interpreti di un’opera, dando loro la possibilità di "reclamare" una remunerazione aggiuntiva alla parte che sfrutta i diritti quando la remunerazione inizialmente concordata è "sproporzionatamente" bassa rispetto ai benefici derivati. Il testo aggiunge che questi benefici dovrebbero includere "entrate indirette" e autorizzerebbe inoltre gli autori e interpreti a revocare o terminare l’esclusività di una licenza concessa per il loro lavoro se la parte che detiene i diritti viene ritenuta non idonea ad esercitarli.

Cambiare una legislazione europea non è semplice, non si fa da un giorno all’altro, e il voto del Parlamento europeo del 12 settembre non significa che la direttiva è passata. E’ ora prevista l’approvazione individuale da parte di ciascuno stato membro dell’UE prima di tornare in Parlamento europeo per la votazione finale, che dovrebbe avere luogo all’inizio del 2019.

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