Da Samsung e Stanford arriva display OLED da 10.000 PPI

Destinato a far evolvere le esperienze di realtà  virtuale.

Scritto da

Simone Ziggiotto

il

La Stanford University e il Samsung Advanced Institute of Technology (SAIT) hanno messo a punto una nuova architettura per la realizzazione di display OLED con risoluzioni fino a 10.000 pixel per pollice, ben al di sopra di ciò che si può vedere su un qualsiasi display esistente. Per fare un confronto, la risoluzione degli smartphone si aggira mediamente tra 300 e 500ppi. Lo studio della nuova tecnologia è stato riportato sul blog della Stanford University (via Engadget).

Difficilmente vedremo questi pannelli display con una grande quantità di pixel nei telefoni nel breve periodo, così come nei televisori. L’utilizzo ideale sarebbe per esperienze di realtà virtuale attraverso visori VR. Oggi, molti di questi visori sono poco risoluti e rendono visibili i singoli pixel agli occhi degli utenti che indossano. Questo avviene perchè gli occhi sono molto vicini ai display dei visori quando indossati sulla testa, di conseguenza se la densità dei pixel è bassa questi diventano visibili.

La nuova architettura dietro ai nuovi display OLED "metafotonici" è nata quasi per caso, poichè arriva da un percorso di ricerca guidato dallo scienziato Mark Brongersma della Stanford University avviato per la creazione di un pannello solare ultrasottile.

"Abbiamo approfittato del fatto che, su scala nanometrica, la luce può fluire intorno a oggetti come l’acqua", ha affermato Brongersma, professore di scienza dei materiali e ingegneria presso la Stanford University, come riportato da news.stanford.edu. "Il campo della fotonica su scala nanometrica continua a portare nuove sorprese e ora sta iniziando a influenzare le tecnologie reali. I nostri progetti hanno funzionato molto bene per le celle solari e ora abbiamo la possibilità di avere un impatto sui display di nuova generazione".

I nuovi display OLED "metafotonici" non solo avrebbero una densità di pixel mai vista su un qualsiasi display oggi sul mercato ma anche sarebbero più luminosi, avrebbero una migliore precisione nella riproduzione dei colori e sarebbero anche molto più facili ed economici da produrre rispetto ai display OLED esistenti.

Facciamo un passo indietro. In breve, i display OLED sono fatti di materiali organici che emettono luce propria al passaggio di elettricità tra gli elettrodi presenti. Ecco perchè si sente spesso che la tecnologia OLED permette di produrre pannelli display sottili, leggeri e flessibili e che producono immagini dal nero assoluto: non necessitano di una fonte di illuminazione separata. Esempio: se un pixel deve riprodurre il nero, sull’OLED resta spento mentre nei pannelli LCD questo non è possibile poichè è presente una retroilluminazione di luce dedicata. Inoltre, gli OLED necessitano di una quantità minore di energia rispetto agli LCD.

Questa nuova ricerca presenta una alternativa ai due tipi di display OLED attualmente disponibili in commercio. Il primo viene chiamato OLED rosso-verde-blu e viene utilizzato per schermi piccoli come quelli per smartphone e tablet. Il secondo viene chiamato OLED bianco e viene utilizzato per schermi grandi come quelli per televisori.

Alla base dell’architettura del pannello OLED "metafotonico" c’è uno strato di metallo riflettente con ondulazioni di dimensioni nanometriche chiamato "metasuperficie ottica". Questa può modificare le proprietà riflettenti della luce e quindi consente ai diversi colori di mostrarsi attraverso i pixel. Queste ondulazioni sono fondamentali per facilitare un’efficace estrazione della luce in una maniera paragonabile al modo in cui "gli strumenti musicali usano le risonanze acustiche per produrre suoni belli e facilmente udibili" ha detto Brongersma.

E’ logico presumere che Samsung sarà il primo brand a beneficiare dei risultati di questa nuova ricerca, che chi  interessato può approfondire QUI.

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