Cina, bloccati i servizi Apple iBook e iTunes Movies

Il governo cinese ha bloccato la vendita di iBook e iTunes Movies meno di sette mesi dopo che Apple ha lanciato il suo servizio nel paese.

Scritto da

Simone Ziggiotto

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Il governo cinese ha bloccato la vendita di iBook e iTunes Movies meno di sette mesi dopo che Apple ha lanciato il suo servizio nel paese.

Il New York Times ha riferito che i negozi di libri e film digitali della società di Cupertino hanno inizialmente ricevuto l’approvazione del governo in Cina, ma sono stati poi bloccati la scorsa settimana su ordine dell’organo locale che regola i diritti di radiodiffusione, lo State Administration of Press, Publication, Radio, Film and Television.

Apple ha detto in una dichiarazione via e-mail che spera che i suoi servizi possano riprendere "il più presto possibile", ma non ha dettagliato molto di piu l’interruzione del servizio.

Mentre non è detto che i negozi di libri e film digitali saranno riaperti presto in Cina (anzi, mica è detto che proprio riaprano, viste le regole ristrettive del governo cinese), i servizi Apple Music e Apple Pay non hanno subito interruzioni.

Nel mese di febbraio, il Ministry of Industry and Information Technology della Cina ha rilasciato nuove norme in materia di pubblicazione di quasi tutti i tipi di contenuti accessibili via Internet nel paese. Le norme sono entrate in vigore il mese scorso, e probabilmente Apple ne ha violate alcune. Da qui la decisione di sospendere  iBook e iTunes Movies.

La Cina è il secondo mercato di Apple, dopo gli Stati Uniti, ed è per Cupertino un paese importante per la crescita delle vendite dei suoi prodotti e servizi. Nel mese di febbraio, il gigante tecnologico ha lanciato il suo sistema di pagamento Apple Pay in Cina, diventando così il quinto paese in cui il servizio viene offerto.

Le autorità di regolamentazione cinesi sono molto restrittive quando si tratta di contenuti on-line, licenze, diritti e cio’ che arriva da paesi esteri. In piu’ di un’occasione è capitato che il governo ha bloccato o limitato l’accesso ai social network come Facebook e Twitter. Questo in parte è per mantenere il controllo del governo sui media, ma anche per fornire poco spazio a società concorrenti a quelle cinesi come il popolare motore di ricerca Baidu, il social network Weibo (il Twitter nostrano) e l’app di messaggistica Weixin. Cio’ non esclude che i grandi marchi cinesi fremono nell”invadere’ i mercati internazionali: basti pensare ai produttori di smartphone Huawei e Xiaomi, o ai fornitori di apparecchiature come IBM e Cisco, o a app come WeChat.

Apple è stata in Cina il terzo maggior produttore di smartphone nel trimestre di dicembre 2015, con il 12,5 per cento delle spedizioni, secondo il ricercatore Canalys. Nel trimestre chiuso lo scorso dicembre, il fatturato di Apple nella regione ‘Grande Cina’, che include Hong Kong e Taiwan, è aumentato del 14 per cento a 18,4 miliardi di dollari e il CEO della società Tim Cook ha intenzione di continuare ad investire, nonostante il rallentamento economico previsto nei mesi a venire.

Il mese scorso, il presidente Xi Jinping ha detto che la Cina è lieta di accogliere le società di Internet straniere, purché rispettino le leggi e i regolamenti cinesi.

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