Apple sceglie Google per archiviare dati su cloud

Google Cloud Platform ha acquisito un altro importante cliente dopo Spotify nel mese di febbraio: Apple.

Scritto da

Simone Ziggiotto

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Google Cloud Platform ha acquisito un altro importante cliente dopo Spotify nel mese di febbraio: Apple. La società di Cupertino ha firmato un contratto multi-milionario con il suo rivale per spostare parte dei dati del servizio iCloud e i dati di altri suoi servizi basati su cloud in Google Cloud Platform, come riferisce il Financial Times, le cui fonti dicono che Apple fino ad oggi ha utilizzato data center di Amazon Web Services, Microsoft Azure e suoi proprietari. Nè Google, nè Apple ha ancora confermato le informazioni, ma le fonti dicono che l’accordo ha un valore di almeno 400 milioni di dollari. Il motivo? per i costi piu’ bassi rispetto alle soluzioni alternative oggi utilizzate.

Spostare i dati sul cloud di Google potrebbe essere solo una soluzione provvisoria, in quanto Apple ha annunciato lo scorso febbraio l’investimento da 3,9 miliardi di dollari per la costruzione di tre nuovi data center in Arizona, Irlanda e Danimarca. La struttura in Arizona viene progettata per essere un centro di comando per gestire altri data center di Apple. In futuro, tutti i dati dei servizi cloud di Apple potrebbero quindi essere gestiti da data center di proprietà di Apple.

Nel mese di febbraio, Google ha firmato un accordo per fornire servizi cloud per la principale piattaforma di musica in streaming, Spotify, che oggi conta oltre 2 miliardi di playlist e 30 milioni di brani. Spotify ha scelto di migrare il proprio back end dai data center locali ai server cloud di Google al fine di ottimizzare le risorse – delegando la scalabilità e la gestione dell’infrastruttura – per concentrare gli sforzi sull’innovazione per gli utenti e sulla musica.

Oggi il mondo del cloud è normalmente diviso tra startup che cercano soluzioni per scalare velocemente, e grandi aziende che non si vogliono occupare delle complessità tecnologiche, visto che non fanno parte del loro core business. Spotify non appartiene a nessuna di queste due categorie, trattandosi di un’azienda enterprise che però ha la tecnologia nel proprio core business.

Spotify ha suddiviso la migrazione a Google Cloud Platform in due parti: passaggio dei servizi e passaggio dei dati. Il colosso dello streaming musicale fa funzionare i propri prodotti su diversi microservizi, molti dei quali stanno ora migrando dai data center locali al cloud di Google, grazie a Cloud Storage, Compute Engine e altri prodotti.

Con Compute Engine, i team possono contare su prestazioni di SSD ad alto IOPS e capacità di storage locale SSD. E con le funzionalità di autoscaling possono creare applicazioni resilienti e a basso costo che utilizzano solo la giusta quantità di risorse necessarie in ogni momento. Con prodotti come Cloud Datastore e Cloud Bigtable, gli ingegneri possono concentrarsi sulle strategie di backend, piuttosto che disperdere risorse nel capire come memorizzare i dati e mantenere attivi i database. Tramite i servizi di Cloud Networking di Google, come Direct Peering, Cloud VPN e Cloud Router, una società puo’ trasferire petabyte di dati in maniera veloce, affidabile e sicura.

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