Google difende Android dopo attacco da Antitrust UE

La Commissione europea potrebbe multare Google 7,45 miliardi di dollari per il pre-caricamento delle sue applicazioni sugli smartphone Android.

Scritto da

Simone Ziggiotto

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UE vs Google, un 2013 bis?

Le autorità europee hanno ricevuto nel 2013 una denuncia nei confronti del sistema operativo mobile di Google, Android, che è stata presentata dal gruppo Fairsearch Europe che era composto, non a caso, da società concorrenti a Google come Nokia e Microsoft, ma anche da aziende altrettanto importanti tra cui Oracle, Tripadvisor, Allegro, Expedia, Twenga.

L’accusa nei confronti di Google è che Mountain View ha fatto uso del suo sistema operativo Android "come mezzo ingannevole per portare vantaggi chiave alle sue app almeno nel 70 per cento degli smartphone in vendita oggi". 

Stando a quanto emerso da una intervista rilasciata dal capo dell’antitrust europea al tempo, Joaquin Almunia, al quotidiano internazionale New York Times, i funzionari hanno esaminato il sistema operativo Android già nei precedenti due anni per stabilire se Google ha abusato della sua posizione dominante nel mercato della ricerca web anche nei dispositivi mobili. 

"Google usa il suo sistema operativo mobile Android come un cavallo di Troia per raggirare i partner, monopolizzare il mercato mobile ed impossessarsi dei dati dei consumatori. Stiamo chiedendo alla Commissione di agire rapidamente e con decisione per proteggere la completizione e l’innovazione in questo mercato critico."

Autorità d’Europa contro Google, di nuovo. Mountain View accusata di usare Android per mettere in risalto propri servizi, proprio come già accusata di fare con il motore di ricerca web. La Commissione europea potrebbe multare Google 7,45 miliardi di dollari per il pre-caricamento delle sue applicazioni sugli smartphone Android.

Nel corso di una conferenza ospitata da parte dell’autorità olandese che tutela la concorrenza sul mercato, il commissario Margrethe Vestager ha annunciato che l’organizzazione sta "guardando da vicino" il comportamento di Google nei confronti dei produttori di smartphone Android per stabilire se è troppa l’insistenza della società di Mountain View nei confronti dei suoi clienti per far loro precaricare applicazioni come Chrome, Gmail, Drive, Hangouts e altre appartenenti al pacchetto "Google Apps" sui loro dispositivi mobili. Questa ‘insistenza’, spiega il commissario, potrebbe essere un impedimento di accesso alle applicazioni concorrenti.

L’autorità a conti fatti ha ragione, se consideriamo che i produttori di smartphone e tablet che scelgono Android come sistema operativo da utilizzare nei loro dispositivi devono obbligatoriamente mettere in risalto sul ‘desktop’ applicazioni ‘base’ scelte da Google, come espresso nero su bianco nell’accordo contrattuale che l’OEM firma per avere in licenza Android.

Lo scorso anno, la Commissione europea ha accusato Google di abuso di posizione dominante nel mercato europeo dei motori di ricerca, favorendo i propri prodotti nelle pagine dei risultati delle ricerche. La Commissione UE ha inoltre intrapreso una indagine separata per quanto riguarda Android per giudicare se Google ha approfittato della sua posizione di leader nel settore dei sistemi operativi.

L’esito della nuova inchiesta determinerà se la Commissione europea potrà giudicare Google colpevole di un comportamento anticoncorrenziale – se questo sarà l’esito, l’autorità potrebbe imporre una multa del valore massimo del 10% del fatturato dalle vendite di Google nell’ultimo anno. Nel 2015, la società ha registrato 74,5 miliardi di dollari di fatturato, il che significa che Google potrebbe essere multata fino a 7.45 miliardi di dollari.

La difesa di Google. Sulla questione, il Senior VP e General Counsel Kent Walker di Google ha pubblicato un post sul blog aziendale in cui difende le pratiche di Google spiegando il modello di business e di sviluppo di Android.

Nel blog, dopo l’introduzione, Walker va contro le accuse secondo cui Google ostacola i suoi partner di produzione e vendita di dispositivi con sistemi operativi alternativi basati sul progetto open source Android, sottolineando che "chiunque può utilizzare Android senza Google" e modificarlo liberamente. Questo è vero, come testimoniano i numerosi sistemi operativi basati su Android che si trovano principalmente sui telefoni di marchi cinesi o anche il sistema FireOS usato da Amazon nei suoi dispositivi. L’utilizzo di Android open-source (AOSP) non consente pero’ l’accesso al Google Play Store, costringendo gli utenti a scaricare app da store alternativi, solitamente gestiti dal creatore del sistema operativo che alimenta lo smartphone. Google, tuttavia, obbliga i produttori che decidono di abilitare il Play Store a pre-caricare Google Search e impostarlo come motore di ricerca predefinito di sistema.

Walker difende le pratiche di Google anche spiegando che Android è "costoso da sviluppare, migliorare, mantenere sicuro e difendersi contro le violazioni di brevetti", per cui la società avrebbe il diritto di chiedere qualcosa in cambio a chi usa i servizi distribuiti via Android. Ha anche aggiunto che il sistema operativo rende "semplice e facile" per gli utenti scaricare applicazioni alternative, comprese quelle in diretta concorrenza con Google.

È sui seguenti punti che Walker dice di aver progettato il modello di business di Android:

Accordi con i partner del tutto volontari – chiunque può utilizzare Android senza Google. è possibile provarlo scaricando l’intero sistema operativo liberamente, si puo’ modificare come si vuole, e installarlo in un telefono. "E grandi aziende come Amazon fanno proprio questo" dice Walker.

– I produttori che vogliono partecipare all’ecosistema Android si impegnano a verificare e certificare che i loro dispositivi supportino le applicazioni Android. Senza questo sistema, le applicazioni potrebbero non funzionare su tutti i dispositivi Android. "Immaginate quanto frustrante sarebbe se un’app che avete installato sul vostro telefono non fosse installabile su un altro telefono dello stesso produttore". Su questo punto ci sarebbe da discutere, in quanto non tutte le app funzionano su tutti i device Android.

– "Ogni produttore può scegliere di caricare la suite di Google Apps per il loro dispositivo e liberamente aggiungere altre applicazioni" spiega Wlaker. Ad esempio, i telefoni oggi vengono caricati con decine di applicazioni preinstallate (da Microsoft, Facebook, Amazon, Google, operatori di telefonia mobile, e altre ancora).

– "Naturalmente, mentre Android è gratuito per i produttori per l’utilizzo, è costoso da sviluppare, migliorare, mantenere sicuro e difenderlo dalle violazioni di brevetti".

– "è semplice e facile per gli utenti personalizzare i propri dispositivi e scaricare le applicazioni sul proprio dispositivo – incluse le applicazioni in diretta concorrenza con la nostra". La popolarità di applicazioni come Spotify, WhatsApp, Angry Birds, Instagram, Snapchat e molte altre mostrano "quanto sia facile per i consumatori utilizzare nuove applicazioni che a loro piacciono. Oltre 50 miliardi di applicazioni sono state scaricate su Android." spiega Walker.

Google vs Europa nel 2010

La Commissione europea ha piu’ volte avviato indagini sul metodo con cui vengono effettuate le ricerche sul web tramite il motore di Google. Nel 2010, il colosso di Mountain View è stato chiamato a modificare la propria politica in materia di protezione dei dati personali e di "allinearla alle normative europee".

In particolare, al centro della questione ci sono stati i principi di pertinenza, necessità e non eccedenza degli elementi sensibili trattati, nonché degli obblighi sull’informativa agli utenti e sull’acquisizione del consenso.

L’inchiesta ha tentato più volte di stabilire se Big G ha dato troppa rilevanza, nell’ambito della ricerca web, ai propri servizi come Google Maps e Youtube e se rispettava la normativa europea in materia di antitrust. A maggio del 2012, la CE ha chiesto a Google di modificare il modo in cui i risultati vengono presentati all’utente fa una ricerca e da allora si era giunti solo ad una task force di sei Paesi contro Google per verificare le linee guida di Big G dopo che l’azienda californiana si è rifiutata di collaborare.

Poche settimane dopo, sei paesi europei – Francia, Germania, Regno Unito, Paesi Bassi e Spagna. – hanno intrapreso ciascuno una propria azione legale per costringere Google a rispettare le normative Ue sulla privacy per portare il colosso di Mountain View a modificare la propria politica in materia di protezione dei dati personali e di "allinearla alle normative europee".

A quanto sopra, si è aggiunta la questione Android nel 2013, quando il gruppo Fairsearch Europe aveva espresso dubbi circa la posizione dominante di Android: "La storia più significativa nella telefonia mobile degli ultimi tempi è probabilmente il dominio rapido di Android nel mercato dei sistemi operativi per smartphone e in che modo Google utilizza Android per ottenere il controllo dell’ecosistema mobile con i consumatori che fanno sempre più affidamento su Internet per le loro attività".

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