Bristol: Energia delle Urine per Illuminare i Bagni, ecco come

Quello realizzato presso l'Università della West England di Bristol, con progetto gestito dal Bristol BioEnergy Centre, potrebbe essere il primo passo per sviluppare un sistema di recupero energetico dai liquami fognari che mi auguro possa presto diventare realtà per tutto il pianeta.

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L’idea potrebbe sembrare assurda ma in realtà appare evidente e naturale, quasi come scoprire l’acqua calda.

Al pari dei liquami prodotti da mucche e maiali, oggi spesso convertite in biogas per produrre energia elettrica e acqua calda, ogni essere umano produce una certa quantità di escrementi che finiscono poi nella rete fognaria, nei costosi depuratori (nelle poche aree coperte) e in fine nei mari e fiumi italiani.

Quello realizzato presso l’Università della West England di Bristol, con progetto gestito dal Bristol BioEnergy Centre, potrebbe essere il primo passo per sviluppare un sistema di recupero energetico dai liquami fognari che mi auguro possa presto diventare realtà per tutto il pianeta.

Miliardi di kilowatt di potenziale energia, finiscono nei nostri mari, creando problemi non indifferenti oltre che un grosso costo economico.

Il prototipo inglese sfrutta l’urina per generare energia elettrica sfruttando il principio delle pile a combustibile microbiologiche, che utilizzano i normali processi batterici di decomposizione, per creare energia elettrica, senza dover bruciare carburante.

Per capire bene il funzionamento, siamo andati a recuperare le pubblicazioni scientifiche depositate negli ultimi 2 anni relativamente a questo progetto, che ha visto in realtà il primo prototipo di bagno energetico, approdare in India lo scorso maggio, mentre nella prima fase si era riusciti a ricaricare la batteria di uno smartphone Samsung.

La batteria microbiologica si basa su cilindri di ceramica porosa, dalle dimensioni di circa 10 cm di altezza, 3.5 cm di diamtro, realizzati recentemente sfruttando il processo di stampa 3D per abbattere ulteriormente i costi e migliorarne il funzionamento.

Tutto il sistema si basa sulle attività catalittiche dei batteri che, nutrendosi degli elementi organici, generano elettroni recuperabili mediante circuiti e membrane semipermeabili per poi produrre energia elettrica, generata secondo il principio di differenziale elettrico ideato da Alessandro Volta.

Gli anodi e catodi, ovvero gli elementi della batteria che attraggono rispettivamente gli ioni negativi e positivi, per produrre quindi energia elettrica, sono realizzati in fibra di carbonio e grafite con elementi dal diamtro di 0.25 mm.

Ogni singolo elemento è in grado di produrre una tensione tra 2 e 2.5 mW e, per fare un paragone, sarebbe possibile ricaricare una batteria da 1000 maH in circa 24 ore.

Questa soluzione diventerebbe fin da subito conveniente per fornire di energia elettrica i bagni fuori rete, oltre a risolvere in parte le necessità di trattare l’urina prodotta nei bagni stessi.

Una pila microbiologica ha un costo di produzione ridicolo, circa 1.40 euro, mentre la cabina sperimentale è costata complessivamente circa 830 euro, una cifra davvero bassa se consideriamo che si tratta di un prototipo, quindi non prodotto in serie.

Un progetto analogo, sempre a Bristol, riguarda il BioBus, primo servizio di trasporto pubblico entrato in funzione per coprire i collegamenti tra Bristol e l’aeroporto di Bath, con autobus a trazione … umana (Leggi: BioBus, l’autobus alimentato da escrementi)
Nei mesi passati, invece, lo stesso centro di ricerca aveva ipotizzato di alimentare i cellulari con batterie ad urina.

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