Eternify, lo strumento che fa guadagnare gli artisti a scapito di Spotify

Eternify sfrutta la musica dal catalogo di Spotify in loop di 30 secondi, un metodo per far pagare a Spotify le royalties anche per brani riprodotti artificialmente, con lo scopo di far guadagnare di più gli artisti.

Scritto da

Simone Ziggiotto

il

Dopo che la pop star Taylor Swift ha detto che non porterà la sua musica più recente su Apple Music, il servizio di streaming di musica che Apple lancerà da fine mese in oltre 100 paesi del mondo, se siete preoccupati che i vostri artisti preferiti non guadagnano abbastanza soldi dai ricavi della musica in streaming, un nuovo strumento chiamato Eternify è qui per aiutare voi a rendervi più felici e loro, gli artisti.

Eternify si presenta per essere "un semplice strumento che offre una potente alternativa alle tipiche modalità della musica in streaming, incentrata su un unico artista". Più nella pratica, Eternify è essenzialmente un sito web con accesso al catalogo di Spotify e fornisce un modo agli utenti di garantire che i loro artisti preferiti ricevano soldini extra senza troppa fatica. E gli utenti non devono sborsare un solo centesimo per fare questo.

Eternify sfrutta la musica dal catalogo di Spotify con salti durante la riproduzione ogni 30 secondi, ciò significa che un brano di un artista viene ripetuto ogni 30 secondi, la lunghezza minima per contare una riproduzione del brano, e quindi per fare in modo che Spotify paghi la percentuale di royalties per quella riproduzione.

Come funziona Eternify? Ogni artista viene pagato dai servizi di musica in streaming tramite le ‘royalties’, ossia il diritto dell’artista (e della casa discografica) ad ottenere il versamento di una somma di denaro da parte di chiunque effettui lo sfruttamento dei suoi beni (nel caso della musica sono le canzoni) con lo scopo di poterli sfruttare per fini commerciali (quindi la possibilità per Spotify e similari di offrire il servizio). Nel caso della musica in streaming, una royalties viene conteggiata solo quando un brano viene riprodotto almeno 30 secondi. Spotify paga 0,005 dollari per ogni riproduzione di almeno 30 secondi più o meno. Pertanto, il motore Eternify riproduce le canzoni di un artista con salti di 30 secondi in modo da far credere a Spotify che la canzone è stata riprodotta, e quindi il servizio dovrà pagare dovute royalties.

Abbiamo provato Eternify: aperto il sito, basta inserire il nome di un artista, quindi si sceglie un suo album musicale, si clicca la copertina e parte la riproduzione. E’ presente un counter, che ogni 30 secondi fa aumentare il numero delle riproduzione ritenute valide per il pagamento della royality.

Inutile dire che un servizio come Eternify non piacerà affatto a Spotify, e chissà quanto tempo passerà prima che venga chiesta (o forzata) la chiusura.

Chi si cela dietro a Eternify (il cui sito web tra l’altro ha come estensione di dominio .it il che ci porta a pensare che i creatori sono degli italiani) si difende con queste parole: "Come giovani musicisti, siamo stati profondamente scoraggiati da una crescente dipendenza verso la musica in streaming basata su algoritmi come mezzo per iper-contestualizzato. (…) Con lo streaming che diventa sempre più un mezzo inseparabile per la scoperta musicale, le attuali royalties sono troppo basse perchè gli artisti riescano a trarre dei benefici." E quindi l’invito agli utenti ad utilizzare Eternify: "Focalizzando l’attenzione sugli artisti che amiamo di più, possiamo lavorare insieme per creare un futuro più luminoso e più personale della musica.".

Come i colleghi di The Verge ricordano, Eternify non è il primo tentativo con cui si è cercato di aumentare artificialmente i dati dello streaming di musica al fine di far arrivare del denaro extra agli artisti sfruttando (e danneggiando) Spotify. L’anno scorso, la funk band indie Vulfpeck ha lanciato un album chiamato Sleepify che ha incluso interamente tracce silenziose. Hanno incoraggiato i fan a fare lo streaming dell’album a ripetizione mentre dormivano, promettendo che avrebbero usato le entrate dagli streaming per finanziare un tour gratuito. Billboard ha riferito che la band ha raccolto poco meno di 20 mila dollari dalla bravata prima che Spotify rimuovesse l’album.

Dietro a Eternify sembra esserci un altro gruppo ‘musicale’, gli Ohm & Sport, che si definiscono come una "band in beta" e attualmente impegnata nella promozione del loro primo singolo. In un comunicato inviato via email a The Verge, la band ha dichiarato: "Stiamo lanciando Eternify sulla scia di numerose false promesse di un futuro migliore per lo streaming: non uno solo di questi servizi ha avuto un impatto significativo sul vasto numero di piccoli artisti da cui questi servizi dipendono".

Come la vedete questa situazione? Utilizzate i servizi di streaming di musica? Se sì, quali? Scriveteci nel box dei commenti qui sotto.

Eternify – test

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