Facebook contro il Revenge Porn come Google e Microsoft

Facebook ha deciso di prendere una posizione contro uno dei comportamenti più di tendenza su Internet: il revenge porn. Dopo aver analizzato le immagini segnalate dagli utenti ed eventualmente bloccate, un sistema automatizzato impedirà che altri le possano ricondividere.

Scritto da

Simone Ziggiotto

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Dopo Google e Microsoft, anche Facebook ha deciso di prendere una posizione contro uno dei comportamenti più di tendenza su Internet: il revenge porn, ossia la ‘vendetta porno’. E’ la mania di pubblicazione su internet di immagini compromettenti di ex fidanzate o ex mogli senza il consenso degli interessati ma per il solo scopo di vendetta.

Facebook ha da tempo un team di persone dedicate alla gestione dei reclami degli utenti che denunciano la presenza di immagini sessualmente esplicite, così come l’incitamento all’odio e altre forme di molestie. Ma a partire da Aprile 2017, Facebook ha integrato nel proprio social network una nuova tecnologia di ‘foto-matching’ al fine di permettere agli utenti di segnalare foto personali condivise senza permesso e di bloccarne la diffusione virale online. La misura mira, in particolare, ad impedire la diffusione della pratica chiamata ‘revenge porn’. Questo significa che se qualcuno cerca di condividere una foto che Facebook ha contrassegnato, quella persona vedrà un messaggio pop-up che lo informa che la foto viola le politiche di Facebook non permettendo la condivisione di quella foto particolare sia su Facebook che nei servizi di sua proprietà quali Messenger e Instagram.

“Ci siamo concentrati in questo a causa del danno unico che questo tipo di condivisione ha sulle sue vittime,” ha commentato il Capo della Sicurezza Globale di Facebook, Antigone Davis, in una intervista rilasciata a Techcrunch, seconco cui il 93 per cento delle persone colpite dalla condivisione di immagini intime senza consenso da parte del soggetto comportano uno “significativo stress emotivo” e per l’82 per cento dei casi comporta notevoli difficoltà in altri aspetti della loro vita.

I nuovi strumenti, attivi anche in Italia, consentono agli utenti del social network di segnalare le immagini personali o intime che vedono sul social e che sembrano condivise senza permesso di coloro che vi sono ritratti. Facebook raccoglie quindi il feedback, e le immagini segnalate vengono analizzate da un team ‘umano’ che potrebbe anche decidere di disattivare l’account che le ha condivise. Gli strumenti di Facebook comprendono poi un sistema automatico di "foto-matching" che serve per il riconoscimento delle immagini gia’ segnalate in precedenza per evitare che vengano ulteriormente condivise all’interno del social network, Messenger e Instagram: in questo modo non sarà possibile ricondividere una foto gia’ bloccata precedentemente.

Il produttore di software Microsoft, ricordiamo, ha aperto nel 2015 un sito web dedicato per coloro che sono caduti vittima della pubblicazione on-line di foto o video di sesso esplicito con loro protagonisti, spesso assieme con informazioni private sensibili come un numero di telefono o indirizzo.

Microsoft ha fatto sapere che, dopo ogni richiesta pervenuta, inizia la rimozione dei link a quelle pagine dal suo motore di ricerca Bing e impedisce l’accesso a tali file quando questi vengono condivisi attraverso il suo servizio di cloud storage Microsoft Onedrive e il suo servizio di gioco online Xbox Live.

Microsoft, in pratica, non rimuove fisicamente le immagini dallo spazio privato di archiviazione di un utente, a meno che i server non siano quelli dei suoi servizi come OneDrive, ma gli impedisce di creare link condivisibili che rimandano a quelle immagini.

"Chiaramente, questo meccanismo di segnalazione è solo un piccolo passo in uno sforzo crescente e tanto necessario in tutti i settori pubblico e privato per affrontare il problema", ha scritto Jacqueline Beauchere, responsabile della sicurezza online di Microsoft, in un post sul blog aziendale. "Sfortunatamente il revenge porn è in crescita nel mondo. Può danneggiare praticamente ogni aspetto della vita di una vittima: relazioni, carriera, attività sociali. Nei casi più gravi e tragici ha anche portato al suicidio", ha scritto Beauchere.

La mania di vendicarsi dei propri ‘ex’ sul web condividendo loro foto private è un fenomeno che sul web sta diventando sempre più popolare, al punto che sono stati creati anche alcuni siti specializzati nel raccogliere immagini del genere. Microsoft, dopo che nelle settimane scorse Google ha preso la stessa decisione, ha quindi deciso di prendere dei provvedimenti al riguardo.

Leggi di difficile interpretazione sulla libertà di parola rendono difficile per le forze dell’ordine rimuovere il contenuto di cui le vittime fanno richiesta di rimozione. Tuttavia, le aziende tecnologiche come Google, Microsoft e Facebook, che dominano ampie aree del Web in tutto il mondo, hanno finalmente iniziato a prendere una posizione, iniziando a rafforzare la lotta contro la pratica direttamente, oltre a rendere più facile per le vittime denunciare i casi.

Nel 2015, Google ha iniziato a mettere a disposizione una richiesta da compilare online attraverso cui gli interessati possono chiedere al colosso di Mountain view la rimozione dai risultati del motore di ricerca i link alle pagine che portano alle immagini.

Facebook ha inoltre collaborato con una serie di organizzazioni, come il Cyber Civil Rights Initiative e il Revenge Porn Helpline per offrire sostegno alle persone vittime della ‘vendetta porno’. Il revenge porn è un problema molto diffuso su internet, con una su 25 persone negli Stati Uniti che risultano essere vittime di condivisione di immagini senza consenso, secondo un rapporto del 2016 del Data & Society Research Institute e del Center for Innovative Public Health Research.

 

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