AdBlock, bloccare pubblicita’ sui siti web costa al settore pubblicitario 22 miliardi di dollari

Secondo uno studio condotto da Adobe e PageFair, i sistemi AdBlock, quei plugin che bloccano la visualizzazione della pubblicità, costerebbero ogni anno circa 22 miliardi di dollari di minori entrate per i siti web.

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Redazione

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Secondo uno studio condotto da Adobe e PageFair, i sistemi AdBlock, quei plugin che bloccano la visualizzazione della pubblicità, costerebbero ogni anno circa 22 miliardi di dollari di minori entrate per i siti web.

Una danno enorme che rischia da una parte di trasformare molti siti gratuiti in siti a pagamento e dall’altra di portare alla chiusura di siti, giornali e non solo. Tutta la rete sta tentando strade per ovviare a questo problema. Youtube sta lanciando canali a pagamento cosi come molti giornali oggi richiedono l’abbonamento per leggere i contenuti offerti.

Nel giro di pochi anni, la rete potrebbe seguire le orme delle pay tv, facendo pagare tutto quello che un tempo era gratuito: calcio, formula 1, talent show e tanto altro ancora.

Il boom di installazione di questi plugin, disponibili sia su Pc sia su Mobile, è destinato a crescere di anno in anno tanto che nel 2016, il danno arrecato potrebbe essere stimato intorno ai 41 miliardi di dollari.

In prima fila tra gli utenti che più spesso ricorrono ai plugin di blocco, troviamo gli utenti Chrome con 126 milioni seguiti da Firefox e Safari. A livello Mobile, iPhone e iPad guidano la classifica delle installazioni.

Secondo le stime, sarebbero oggi circa 198 milioni gli utenti a livello mondiale che schermano la pubblicità, quasi 5 milioni in Italia e 77 milioni in Europa.
Rispetto allo scorso anno, negli Stati Uniti il loro numero è cresciuto del 48%.

Il motivo principale per bloccare la pubblicità, secondo questo studio, riguarda in minima parte la privacy tanto che è stata la risposta di appena il 6% dei rispondenti. Il restante 94% degli utenti, trova fastidioso visualizzarla.

Il danno del blocco pubblicitario

La quasi totalità dei siti web, a partire da Google e Facebook per arrivare fino al più piccolo blog, sono sistemi basati sul modello pubblicitario.

Il sistema funziona cosi: ti do un contenuto o un servizio gratuito, in cambio guardi la mia pubblicità che potrebbe anche tornarti utile e mi permetti di far quadrare i conti.

Il modello pubblicitario attuale è già di per se poco ottimale per creare contenuti di qualità perchè obbliga i siti web a puntare sul numero e sulla quantità, in quanto la remunerazione dipende per lo più dal numero di lettori. E purtroppo, per mantenere un numero elevato di lettori, è necessario coprire quotidianamente il maggior numero di temi possibile.

Riviste e giornali hanno già patito una forte riduzione dei ricavi pubblicitari perchè una bella fetta dei budget è finita in gran parte nelle tasche dei grossi player del mercato come Google e Facebook; un problema che ha spinto molti siti ad aumentare la quantità di pubblicità per recuperare risorse, facendo di conseguenza aumentare il desiderio di installare plugin per schermare la pubblicità.

Il rischio è che questo infinito rapporto causa effetto, possa portare al collasso della rete.

Questo fenomeno in realtà è già oggi visibile sui siti di informazione. Rispetto al passato, molti siti sono in forte sofferenza e iniziano a tagliare i costi partendo soprattutto dai giornalisti che mai come in quest’ultimo periodo, si trovano in grosse difficoltà lavorative. Molti siti sono già chiusi e tanti altri vegetano aspettando l’insesorabile oblio.

Pianetacellulare, online dal 2001, ha sempre fatto affidamento su una redazione stabile, potendo contare il 100% di collaboratori assunti a tempo indeterminato, una situazione anomala rispetto alla quasi totalità dei nostri concorrenti. Infatti, sempre più giornali ricorrono a stagisti, articolisti da un tot al pezzo o utilizzano stratagemmi simili, tanto che oggi è possibile acquistare un articolo breve per appena 50 centesimi. 

Tutto questo non farà bene alla qualità della rete e rischia di far sparire importanti punti di informazione, lasciando poi spazio a blog e sitarelli spesso ricchi di bufale e di scarso apporto informativo.

Siete sicuri di voler pagare tutto quello che oggi avete gratuitamente, in cambio di qualche pubblicità da sopportare?
A voi l’ardua sentenza.

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