Facebook Censura le News: notizie trend gestite da un team

Tra gli addetti ai lavori la questione era tutt'altro che sconosciuta. E il caso scoppiato in casa Facebook è solo uno dei tanti.Non è il primo caso nemmeno in casa Facebook.

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Redazione

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Tra gli addetti ai lavori la questione era tutt’altro che sconosciuta. E il caso scoppiato in casa Facebook è solo uno dei tanti. 

E’ arivato nel mese di maggio la comunicazione da ex giornalisti assoldati per gestire le notizie su Facebook che avrebbero avuto l’ordine, a detta loro, di censurare una parte delle notizie e nello specifico quelle riguardanti il partito Repubblicano americano.

Non solo censura ma anche una vera e propria manipolazione delle notizie favorendo determinati argomenti o facendone apparire altri di maggiore interesse rispetto alla realtà.

Si tratta di accuse molto gravi, qualora confermate, che comunque pongono un problema molto sentito sull’imparzialità della rete.

Non è il primo caso comunque: Nel 2014, Facebook era stata beccata a condurre  un esperimento di manipolazione emozionale condotto a insaputa degli utenti che aveva coinvolto 700 mila utenti.  All’epoca, la società aveva non solo confermato il caso ma anche dichiarato che questo tipo di esperimenti erano possibili viste le condizioni e i termini di servizio di allora.

Crisi Pubblicitaria e Informazione scorretta

La crisi pubblicitaria che si sta abbattendo anche sul web sta portando ad una rapida riduzione delle fonti indipendenti, riducendo cosi l’informazione più ad un passa parola o al semplice rilancio che alla possibilità di fare vera informazione.

Il rischio per l’informazione è evidente: l’accentramento di potere e la riduzione della concorrenza porteranno ad una facile manipolazione mediatica, ben più forte e frequente di quanto già non accada oggi.

Gran parte dei siti web di notizie oggi pubblica senza una vera redazione alla spalle mentre quei pochi che ancora riescono a mantenerne una, faticano e non poco a far quadrare i conti, dovendo spesso scegliere tra qualità e quantità e favorendo quasi sempre la seconda opzione. 

Senza adeguati ritorni economici e con la pubblicità sempre più appannaggio di pochi, molti siti rischiano di sparire e con loro inchieste, reportage e l’informazione vera e propria.

Questo vale per l’informazione generale ma anche per l’informazione tematica come nel caso per esempio dei siti hi-tech.

Inviare un redattore per seguire una conferenza stampa, un evento come il Mobile World Congress, provare un prodotto per poterlo recensire realmente cosi come passare giornate intere a provare un nuovo smartphone prima di videorecensirlo, costa tempo e denaro.  Denaro che molto spesso non ritorna sotto forma di ricavi pubblicitari.

E non a caso, nei principali eventi di settore, siamo sempre i soliti 3-4 oltre ai grandi gruppi editoriali.

Siti bufale e microblog

Nel nostro settore abbiamo visto tanti siti sparire nel nulla; anche siti blasonati e affermati sono andati via via sparendo sostituiti oggi da una miriade di microblog attraverso i quali produttori e non solo hanno facile accesso a notizie ben gestite (se non addirittura lette per approvazione).

Tra i casi celebri di debacle, quello di Gigaom, uno dei siti hi-tech più rappresentativi negli Stati Uniti, chiuso per dissesto finanziario.

Nel panorama italiano, le fusioni tra Repubblica e La Stampa ha destato molta preoccupazione mentre proprio in questi giorni, Mondadori ha acquisito le testate del gruppo Banzai.

Il boom dei siti bufala è un chiaro monito di quello che si rischia nel prossimo futuro: informazioni faziose, non controllate o addirittura completamente inventate da trasmettere nell’etere che tra l’altro assorbono, seppure in misura ridotta, una parte dei budget pubblicitari, riducendo ulteriormente i margini di manovra per gli altri.

Nel giro di 5 anni o forse meno, la metà dei siti che oggi seguite smetterà di aggiornare o pubblicare mentre si moltiplicheranno i siti di "notizie" che ripubblicano semplicemente contenuti di terze parti.

Internet rischia di sparire per com’era stata ideata. l principi cardine, dell’informazione dal basso, della pluralità e democraticità della rete, stanno lasciando spazio ad accentramenti mai visti prima d’ora nel mondo dell’informazione.

Facebook e la censura di news: cosa e’ successo

Il presidente della commissione commercio, scienze e trasporti del Senato degli Stati Uniti è intervenuto e vuole risposte dal CEO di Facebook Mark Zuckerberg riguardo le rivelazioni fatte dagli ex dipendenti della società circa la gestione delle notizie all’interno social network.

Il senatore John Thune ha inviato una lettera a Zuckerberg il giorno dopo che un rapporto di Gizmodo ha citato fonti anonime secondo cui il social network dava scarsa visibilità alle notizie di interesse per i lettori conservatori.

"Facebook deve rispondere a queste gravi accuse e assumersi le responsabilità se c’è stato pregiudizio politico nella diffusione di notizie", ha detto Thune in un comunicato. "Qualsiasi tentativo da parte di una piattaforma di social media neutrale di censurare o manipolare la discussione politica è un abuso di fiducia e in contrasto con i valori di un Internet aperto."

Facebook ha negato le accuse: "Teniamo severe linee guida per i nostri gestori di trend topic che controllano gli argomenti selezionati da un algoritmo: i revisori sono tenuti ad accettare gli argomenti che riflettono gli eventi del mondo reale, e viene ordinato lo di ignorare spazzatura o argomenti duplicati, truffe o questioni con fonti insufficienti," ha chiarito Tom Stocky, vice presidente della ricerca di Facebook.

Facciamo un chiarimento: quando ci sono argomenti molto popolari su Facebook, ad esempio per eventi particolari che accadono nel mondo, un algoritmo li seleziona e li porta all’attenzione di un team che si occupa di filtrare tali argomenti, per accettare quelli che riflettono gli eventi del mondo reale, e invece scartare ‘spazzatura’ o argomenti duplicati, truffe o questioni poco importanti. Agli utenti, quindi, i contenuti popolari che vengono mostrati sono filtrati da un team.

Facebook ha specificato in un comunicato che le sue linee guida per gli argomenti trend topic prevedono "che i membri del team di recensori coprano tutti i punti di vista."

"Anche se le accuse sono anonime, le prendiamo sul serio. Stiamo continuando a indagare se eventuali violazioni [alle nostre linee guida] hanno avuto luogo.", ha chiuso Stocky in un post su Facebook.

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