SoundCloud in crisi, per salvarsi disposta a vendere quote

SoundCloud risulta essere in trattative 'avanzate' per vendere quote della società. Interessate ci sarebbero due società di private equity.

Scritto da

Simone Ziggiotto

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Le cose vanno male per SoundCloud, il sito web che permette ai musicisti di collaborare, promuovere e distribuire la loro musica. Secondo quanto riferito da Bloomberg, infatti, SoundCloud è in trattative "avanzate" per vendere quote della società. Interessate ci sarebbero due società di private equity.

"SoundCloud Ltd. è vicina ad un accordo per vendere quote aziendali ad una coppia di società di private equity", è quanto scrive Bloomberg citando "persone che hanno familiarità con la questione". Da quanto si apprende, la vendita delle quote servirà per "aiutare il servizio di streaming musicale a continuare ad operare per un prossimo futuro".

Le due società dovrebbero acquisire quote di SoundCloud tramite offerte separate, riferisce il giornale online, i cui nomi restano tuttavia ancora privati.

Combinate, le due società di private equity dovrebbero riuscire a possedere la quota di maggioranza di SoundCloud.

Le trattative sarebbero in corso, ma potrebbero portare ad un nulla di fatto, poichè ancora la vendita delle quote non sembra cosa sicura.

SoundCloud gestisce uno dei servizi musicali più diffusi al mondo, attirando 175 milioni di utenti mensili tra artisti famosi e mix da DJ sconosciuti. Tuttavia, la società, che in origine è stata fondata a Stoccolma ma è stata ufficialmente spostata a Berlino nel mese di agosto del 2007, non è riuscita a generare molti soldi al punto da continuare ad andare avanti.

I due fondatori Alex Ljung e Eric Wahlforss con SoundCloud hanno voluto dare l’opportunità ai musicisti emergenti di condividere il loro talento con altre persone, poi il sito è stato trasformato in un vero e proprio strumento editoriale completo per dare la possibilità ai musicisti di distribuire i propri brani musicali.

Vendere la maggioranza di quote della società non significherebbe la fine di SoundCloud, ma avere per la società la possbilità di continuare ad offrire il servizio di musica in streaming che sta offrendo oggi, solo che la gestione passerebbe a due società esterne.

Spotify, il piu’ diffuso servizio di streaming musicale, ha generato oltre 2 miliardi di dollari in termini di entrate nel 2015 e 3 miliardi di dollari nel 2016 grazie alla sua base crescente di abbonati paganti. Al mese di marzo 2017, Spotify conta 50 milioni di abbonati a pagamento, 10 milioni in piu’ rispetto ai 40 milioni che aveva a settembre 2016. A questi vanno aggiunti gli utenti che utilizzano la versione free di Spotify, per un totale di 140 milioni di utenti attivi mensili a livello globale su cui la società svedese puo’ contare.

Soundcloud non se la passa bene da tempo. Alla fine dello scorso anno una fonte "vicina a Spotify" riportata da TechCrunch ha riferito che la possibile entrata in Borsa di Spotify debuttando sul mercato azionario quest’anno ha portato la società a non prendere piu’ in considerazione l’acquisto di Soundcloud. Tale fusione, infatti, avrebbe potuto creare complicazioni per quanto riguarda la concessione delle licenze del vasto catalogo di SoundCloud, che comprende molti brani di musicisti indie.

Le indiscrezioni secondo cui Spotify stava considerando l’acquisto di SoundCloud sono state la terza volta che SoundCloud avrebbe provato a farsi acquistare da un’altra azienda, ma al contrario di quest’ultimo caso con coinvolta Spotify nelle precedenti due volte SoundCloud ha semplicemente chiesto troppi soldi.

Nel mese di luglio 2016 sono iniziate a circolare indiscrezioni secondo cui SoundCloud, uno dei tanti servizi di streaming di musica, è alla ricerca di un potenziale acquirente, e un rapporto del Financial Times ha riportato piu’ di recente alla fine dello scorso anno che quelle che erano solo voci hanno iniziato ad avere piu’ credito, segnalando che Spotify era entrata in "trattative avanzate" per l’acquisto di SoundCloud.

Quando si è iniziato a vociferare che SoundCloud era alla ricerca di un possibile acquirente la società è stata stimata valere fino a 1 miliardo di dollari.

Il mercato della musica in streaming è molto affollato oggi, con Spotify che ne è il leader, seguito da Apple Music, lanciato appena poco piu’ di un anno fa.

SoundCloud ha provato nel marzo del 2016 a lanciare la propria sfida contro Spotify, TIDAL, Google Play Music e gli altri servizi di musica in streaming lanciando un proprio servizio di musica in streaming in abbonamento chiamato SoundCloud Go, che sostanzialmente offre lo stesso di altri servizi simili al canone di 9,99 dollari al mese. Il lancio di SoundCloud Go è avvenuto solo negli Stati Uniti, poi il servizio è stato esteso in UK e Irlanda.

Ad un prezzo di 9,99 dollari al mese, SoundCloud Go offre l’accesso illimitato ad un catalogo musicale di milioni di canzoni, senza pubblicità e in streaming on in modalità offline. Stessa offerta proposta da Spotify, Apple Music, Deezer, Google Play Music e altri servizi, e come tali la qualità audio è mediocre (AAC a 256kbps su Apple Music, MP3 a 320kbps su Deezer e OGG a 320kbps su Spotify – oggi solo TIDAL e Qobuz offrono musica come CD, ma costa 19,99 euro al mese).

Unico vantaggio di SoundCloud Go sulla concorrenza è il numero di brani disponibili nel suo catalogo: 125 milioni di brani contro i 40 milioni di Deezer, i 34 milioni dichiarati da Rhapsody, i 30 milioni di Google Play Music, Apple Music e Spotify, i 25 milioni di brani dichiarati da Tidal e 1 milione di canzoni presenti nel catalogo di Pandora e Amazon Music.

SoundCloud è un sito web aperto nel 2007 che permette ai musicisti di collaborare, promuovere e distribuire la loro musica. Pertanto, nei 125 milioni di brani musicali sono inclusi sia i brani presenti nei cataloghi degli altri servizi musicali, piu’ tutta la musica caricata in questi anni dagli utenti. I musicisti hanno caricato milioni e milioni di canzoni su SoundCloud dal 2007, canzoni che sono sempre state rese disponibili per l’ascolto gratuitamente e così resteranno, anche dopo il lancio di Go. Tuttavia, oltre alle canzoni caricate dagli utenti è possibile ascoltare brani di artisti popolari, piu’ o meno gli stessi degli altri servizi.

Una delle più recenti società che hanno chiuso non avendo avuto successo con un servizio di streaming di musica è Rdio. Il servizio è stato lanciato nel mese di agosto del 2010, ma nel 2015 la società è fallita. SoundCloud è sempre stato gratuito e con ‘Go’ ha cercato di proporre un servizio da cui guadagnare qualche soldo, ma non è diventato popolare.

Nel mese di luglio 2016, Twitter ha investito nella società tedesca SoundCloud, secondo il Financial Times. L’investimento è stato di 70 milioni di dollari all’interno di un round di raccolta fondi da 100 milioni di dollari, come segnalato da Recode, ed ha unito le due società circa due anni dopo che Twitter ha cercato di acquistare SoundCloud senza riuscirci. Anche se in via ufficiale l’amministratore delegato di Twitter, Jack Dorsey, non ha voluto commentare nel dettaglio l’investimento, SoundCloud ha risposto questo alla richiesta di commento alla notizia a Techcrunch:

"Possiamo confermare che Twitter ha fatto un investimento in SoundCloud. Entrambe le società facilitano e ispirano la cultura contemporanea per cio’ che accade in tempo reale, per raggiungere milioni di persone in tutto il mondo. Questo investimento consentirà a SoundCloud di rimanere concentrata sulla costruzione di valore per i creatori e gli ascoltatori allo stesso modo, e di continuare il lancio globale di molte iniziative aziendali come il nostro servizio di abbonamento recentemente lanciato, SoundCloud Go."

SoundCloud per mesi ha lavorato per trovare un accordo con le piu’ importanti etichette discografiche al fine di lanciare SoundCloud Go.

"Per molti artisti emergenti, SoundCloud è diventato un mezzo popolare per l’auto-promozione" scrive Techcrunch, "ma l’azienda ha lottato per trasformare questa popolarità in denaro contante".

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