Il lockdown a Shenzhen ferma Foxconn e altri produttori di elettronica

Shenzhen viene chiamata la 'Silicon Valley cinese' in quanto ospita le sedi di colossi come Huawei, Oppo, TLC e Tencent oltre che impianti di produzione Foxconn.

Scritto da

Simone Ziggiotto

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Longhua e Guanlan

Shenzhen, moderna metropoli nella Cina Sud-orientale che collega Hong Kong al resto del territorio cinese, a causa dell’aumento dei casi di Covid-19 è stata messa in lockdown dal governo di Pechino, almeno per una settimana. Il lockdown dovrebbe terminare quindi il 20 marzo, ma la durata effettiva dipenderà da come evolverà nei prossimi giorni la diffusione del virus. Questo lockdown Vale per i circa 17 milioni di residenti a Shenzhen così come per le imprese, alcune molto importanti. Non a caso, Shenzhen viene chiamata la ‘Silicon Valley della Cina’ in quanto ospita le sedi di colossi come Huawei, Oppo, TLC e Tencent oltre che fabbriche di produzione di Foxconn e Unimicron.

Il nome Foxconn potrebbe non essere noto a molte persone, ma basti sapere che è il principale assemblatore di dispositivi Apple e che può contare su clienti come Samsung, Google e Amazon tra gli altri. Avendo oltre una decina di impianti sparsi in diverse città cinesi, Foxconn non si fermerà del tutto. Tuttavia, l’azienda si è trovata a chiudere gli stabilimenti a Longhua e a Guanlan, entrambi a Shenzhen. Stando a quanto riportato da Reuters, Foxconn ha previsto la sospensione delle sue operazioni a Shenzhen "fino a nuovo avviso" e di attivare impianti di riserva per ridurre le interruzioni delle sue attività. Come riportato da Nikkei, Shenzhen è il secondo centro di produzione di Foxconn in Cina, dopo Zhengzhou nella provincia di Henan, che è il più grande centro di produzione di iPhone del mondo.

Unimicron è invece il più grande produttore di circuiti stampati di Taiwan, ed ha interrotto l’attività nella sua filiale di Shenzhen: è un fornitore importante per Apple, Intel e Nvidia.

Insomma, un lockdown che arriva in un momento in cui la catena di approvvigionamento globale è già in sofferenza a causa di una carenza di chip in corso, in conseguenza degli eventi di questi ultimi due anni, tra cui anche la recente crisi in Ucraina.

Questo lokcdown è logico presumere che avrà quindi delle conseguenze a livello globale in termini di distribuzione dei prodotti forniti dalle imprese la cui attività è stata chiusa o limitata temporaneamente, direttamente o indirettamente. Non è da escludere che grandi brand dell’alta tecnologia si troveranno con dei ritardi nella distribuzione dei loro prodotti in tutto il mondo.

Come riferito dall’Ansa, la Cina ha segnalato sabato un totale di poco meno di 3.400 nuovi casi di Covid-19, il numero più alto da febbraio 2020, nel pieno della crisi di Wuhan, dove è stato rilevato per la prima volta il coronavirus su scala globale. Questa nuova crescita dei casi dovrebbe essere causata dalla diffusione della variante Omicron. Anche se potrebbe sembrare una cifra altissima, non è in linea con la politica ‘zero-covid’ che la Cina ha attivato dall’inizio della pandemia per far circolare il meno possibile il virus. Secondo Reuters, la Cina ha segnalato più casi sintomatici locali di Covid-19 finora quest’anno rispetto a quanto registrato in tutto il 2021. 

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