Sony alza la voce contro le IA che sfruttano gli artisti

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Scritto da

Valeria Poropat

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Da parte di Sony Music una dichiarazione chiara che dovrebbe servire a scoraggiare i designer di IA dall’usare i suoi artisti e musicisti.

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Sony Music e la sua lettera aperta contro le IA che non pagano (pianetacellulare.it)

Le intelligenze artificiali hanno sempre più fame di dati per crescere. E la questione su come questi dati sono stati raccolti, vengono raccolti e verranno raccolti è oggetto di molte discussioni che vanno dal copyright all’etica.

E se da una parte OpenAI riesce a chiudere un accordo con reddit per portarsi quello che si potrebbe chiamare un reciproco beneficio, ci sono altri grandi attori sul palco che fanno la voce grossa. Qualche giorno fa Sony Music ha per esempio rilasciato una dichiarazione ufficiale che riguarda l’utilizzo del materiale prodotto dagli artisti che rappresenta come materiale per addestrare proprio le IA.

Sony Music pretende il permesso

La lunga dichiarazione pubblicata sul sito ufficiale Sonymusic.com riconosce per prima cosa la presenza dell’intelligenza artificiale: “le evoluzioni nella tecnologia hanno spesso portato a cambiamenti al corso delle industrie della creatività. L‘intelligenza artificiale probabilmente continuerà questo trend di lunga durata “. E nella stessa dichiarazione Sony Music dichiara di stare “abbracciando il potenziale di AI prodotte responsabilmente per essere utilizzate come tool creativo, rivoluzionando il modo in cui gli autori di canzoni e gli artisti creano musica”.

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Sony riconosce l’uso delle AI ma solo se sono responsabili (pianetacellulare.it)

La parola d’ordine è, come è stato nel recente evento Google, responsabilmente. E per Sony Music una intelligenza artificiale è responsabile se è una intelligenza artificiale che viene addestrata con materiale di cui sono stati pagati i diritti di sfruttamento. Perché di sfruttamento si tratta.

Soprattutto perché, a differenza di quello che per esempio potrebbe fare un artista umano, con l’intelligenza artificiale è nei fatti possibile ricreare da zero la voce di artisti viventi o deceduti e creare quindi nuove canzoni che non si ispirano al loro lavoro ma che sembrano appartenergli.

Nessuno vuole un’altra canzone di Tupac Shakur

La necessità da parte del colosso della musica mondiale, che per esempio cura i diritti dei Beatles, di Bob Dylan, di Céline Dion, di ribadire che non si è contrari a priori all’intelligenza artificiale ma che se vengono utilizzati dati che appartengono ad artisti questi devono essere oggetto di accordi viene anche da alcuni fatti che si sono verificati nelle ultime settimane.

Quello più eclatante è stato ciò che Drake, star del pop, ha fatto con l’intelligenza artificiale. L’artista ha infatti in un certo senso resuscitato Tupac Shakur creando, grazie ad una IA, una nuova canzone. E Drake non si è limitato a creare questa canzone ma l’ha resa disponibile, scatenando così le ire di chi gestisce l’eredità del defunto rapper.

Drake è stato raggiunto da una richiesta formale e ha dovuto eliminare la canzone. Ma il caso resta. Come resta il problema di come le società che sfruttano la creatività altrui potranno continuare a farlo se dovranno riconoscere i diritti d’autore al materiale di partenza.

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