
Dovessimo vietare qualcosa, dovremmo iniziare a mettere i sigilli al Parlamento che negli ultimi 10 anni ha prodotto situazioni più sgradevoli nella vita reale di quanto possa e sappia fare l'industria dei videogames in tutta la sua storia.
Si potrebbe iniziare a vietare la vendita di sigarette, se non fosse che produce ben 8 miliardi di introiti allo Stato; poco importa se il prezzo pagato è di decine di migliaia di morti ogni anno, nascosti in referti medici che apparentemente poco hanno a che vedere con l'uso e consumo di nicotina. I morti del fumo non sono mai morti per le sigarette fumate; ma per tumori, cancri e infarti. Poco importa quale sia la causa reale.

E che dire poi di lotto, lotterie e Super Enalotto, che vedono vincitore sempre e solo il banco?
Giocare ad un videogames violento, acquistabile su libera scelta degli utenti, non è sicuramente tra i modi migliori di passare il nostro tempo, ma pone un evidente vantaggio: spento il Pc o la console, lo schifo finisce e resta confinato in un Dvd.
Cosi altrettanto agevolmente non possiamo invece richiudere le vergogne di questo paese, sempre più incivile, egoista che necessita di un continuo flusso di ipocrisia e falso perbenismo per dimenticarsi o semplicemente ignorare l'evidente incapacità di trovare soluzioni e organizzare una società capace di rispettare almeno le più elementari regole del buon vivere comune.
Dovessi scegliere quello che è meglio per mio figlio, preferirei vederlo giocare ad un gioco violento se da bravo genitore gli avessi prima spiegato le differenze tra un gioco virtuale e la vita reale; mi troverei più in imbarazzo nel tentare di spiegargli le assurde vicende italiane.