Smartphone, la nuova cassaforte dei dati sensibili. Come proteggersi?

Tra Green Pass, identità  digitale e app di mobile banking, gli smartphone sono diventati delle vere e proprie casseforti per tutti i nostri dati - anche i più sensibili. Come fare allora proteggere se stessi e i propri dati in ogni momento e su ogni dispositivo?

Scritto da

Simone Ziggiotto

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Tra Green Pass, identità digitale (SPID) e app di mobile banking, gli smartphone sono diventati delle vere e proprie casseforti per tutti i nostri dati – anche i più sensibili. Secondo un sondaggio che il brand Wiko ha condotto all’interno della sua community su Instagram, il 72% dei partecipanti sa del rischio che comporta salvare dati personali e documenti importanti sul proprio smartphone, ma la maggioranza (68%) li affida comunque al proprio dispositivo mobile. Come fare a tradurre consapevolezza e timori in azioni concrete per proteggere se stessi e i propri dati in ogni momento e su ogni dispositivo?

Il 67% dei rispondenti al sondaggio ha detto che non scorderebbe mai lo smartphone in un luogo pubblico. In caso di furto del dispositivo l’esposizione all’utilizzo illecito dei propri dati spaventa il 53% dei partecipanti al sondaggio, con la possibile diffusione delle proprie foto e messaggi privati che spaventa il restante 47%.

Il cellulare oggi viene utilizzato per accedere alle app di home banking e ai servizi Spid (identità digitale). Il 65% degli intervistati ha dichiarato nella survey di Wiko di proteggerne l’accesso tramite riconoscimento dell’impronta digitale o fa uso di un password manager. Purtroppo, un gran 35% ha ammesso di utilizzare la stessa password per ogni servizio.

Abbiamo sempre detto che nessuno regala il mondo, quindi bisogna diffidare da email e messaggi che iniziano con "complimenti, hai vinto" o cose simili, soprattutto se contengono link o invitano a proseguire in link per confermare il premio: non bisogna premere questi link. Tornando alla survey di Wiko, per il 61% degli intervistati vince lo scetticismo: preferiscono controllare l’URL e la fonte del messaggio, anziché premere distrattamente.

Quando si tratta di mostrare foto e video ai propri amici, la maggior parte degli utenti intervistati preferisce non dare in mano il proprio smartphone agli altri: il 76% mostra lo schermo, ma tenendo saldo il cellulare nelle proprie mani.  

Secondo una ricerca di Kaspersky [Dox, steal, reveal. Where does your personal data end up? Dicembre 2020.], la maggioranza degli individui comprende ancora poco l’importanza di proteggere i propri dati online e di non condividerli con leggerezza. I millennial italiani trascorrono mediamente oltre 7 ore al giorno online, ma solo il 38% è consapevole di dover rafforzare le proprie competenze di sicurezza. Il 43% dei giovani italiani pensa di essere troppo noioso per suscitare l’interesse di un criminale informatico, motivo per cui molti condividono informazioni private addirittura sui social network senza temere di esporsi ad attacchi di phishing, al furto di dati personali per la rivendita sul dark web o a nuovi fenomeni come il doxing – pratica per cui un utente condivide le informazioni private di un’altra persona senza il suo consenso per metterla in imbarazzo o in pericolo.

Da quanto emerge dalla data privacy heatmap [Stiamo perdendo il controllo sui nostri dati? Giugno 2021] di Kaspersky, dopo la pandemia del Covid19 gli italiani sono molto più disposti a condividere i propri dati sanitari, di geolocalizzazione e di contatto se si tratta di ottenere maggiore libertà e non subire più restrizioni. I più disponibili sono proprio i Millennials con il 77% e la Generazione Z con il 75% di utenti. A tal proposito, secondo la survey Wiko, 4 su 5 intervistati (84%) ha salvato il Green Pass in formato digitale, per averlo sempre con sé a portata di schermo.

Semplici e utili accorgimenti per difendersi da un uso improprio dei dati e aumentare la propria sicurezza online e da mobile

Wiko insieme a Kaspersky, azienda di cybersicurezza, hanno condiviso utili consigli su come si può provare a difendere la propria identità online e i dati più sensibili da potenziali cyberattacchi.

Scaricare le app unicamente dagli store ufficiali e verificare sempre le autorizzazioni attive per ridurre al minimo la possibilità che i dati vengano condivisi o memorizzati da terzi all’insaputa dell’utente. Valutare quali sono i servizi e le app che non vengono utilizzate da diverso tempo: se non si desidera che le informazioni presenti su queste app compaiano altrove, si può richiedere la cancellazione dei dati;

Usare combinazioni di password alfanumeriche diverse per ogni account. E’ meglio evitare diutilizzare la stessa password più volte, per account diversi, e se disponibile è buona cosa attivare l’autenticazione a due fattori. Gli smartphone di ultima generazione offrono strumenti di sicurezza biometrici – come sensore per impronte digitali e riconoscimento del volto – che tornano utili per proteggere ulteriormente i propri dati da mobile;

Monitorare il proprio nome e cognome attraverso ricerche sui principali browser. Sapere quali sono le informazioni sul proprio conto disponibili online aiuta a comprendere meglio quello che potrebbe essere utilizzato per recare danno. Alcuni motori di ricerca consentono anche di iscriversi ad un servizio di notifiche gratuito per essere avvisati qualora venissero pubblicate informazioni sulla propria identità;

Verificare se i propri indirizzi e-mail sono stati coinvolti in una fuga di dati. Online ci sono servizi gratuiti che permettono di sapere se si è stati vittima di un cyberattacco. In questo caso è consigliabile modificare tutte le password e cancellare gli account o i profili che non vengono utilizzati da molto tempo.

Evitare di postare contenuti con il geotag attivo in luoghi frequentati spesso, come la propia casa o quella di un proprio familiare: i contenuti condivisi online pubblicamente sono alla portata di un like tanto quanto di un hacker. 

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