Il co-fondatore di WhatsApp: Ho venduto la privacy dei miei utenti a Facebook

Acton non riusciva piu' ad accettare i piani che Facebook aveva di monetizzare Whatsapp.

Scritto da

Simone Ziggiotto

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Brian Acton è il co-fondatore di Whatsapp, la popolare applicazione di messaggistica istantanea utilizzata da più di 1,5 miliardi di persone, il quale è diventato un uomo molto ricco quando Facebook ha acquistato la sua app nel 2014 per 22 miliardi di dollari. Dieci mesi fa ha lasciato Facebook, spiegando che voleva concentrarsi su una no-profit. Poi, nello scorso mese di marzo, poco dopo lo scandalo di Cambridge Analytica che ha aperto un mondo di discussioni attorno a come Facebook gestisce la privacy degli utenti, Acton ha inviato il tweet diventato subito virale in cui ha scritto che era tempo di cancellarsi da Facebook. Da quel momento non ha piu’ condiviso tweet. Pochi giorni fa, ha rilasciato una lunga intervista a Forbes, nella quale dichiarato: "Ho venduto la privacy dei miei utenti a un bene superiore. Ho fatto una scelta e un compromesso. E ci convivo con questa ogni giorno.".

Acton ha lasciato WhatsApp nel 2017 e il CEO Jan Koum lo ha seguito pochi mesi piu’ tardi. Acton ha lasciato l’azienda prima che le sue azioni di Facebook fossero interamente acquisite, decisione che gli è costata 850 milioni di dollari, secondo Forbes. Acton, da quanto appreso, non riusciva piu’ ad accettare i piani che Facebook aeveva di monetizzare Whatsapp, ossia iniziare a renderla un’app commerciale, in grado di portare nelle casse di Facebook dei soldi.

Acton si è allontanato da Facebook "sotto la pressione di Mark Zuckerberg e Sheryl Sandberg [COO di Facebook] di voler monetizzare WhatsApp" e "mentre Facebook metteva in dubbio la crittografia che aveva aiutato a costruire gettando le basi per mostrare annunci mirati e facilitare la messaggistica commerciale" si legge su Forbes.

Facebook, ha affermato Acton, aveva deciso di perseguire due modi per guadagnare con WhatsApp. Il primo, mostrando annunci mirati nella funzione Stato di WhatsApp. "La pubblicità mirata è ciò che mi rende infelice", ha commentato Acton, colui che aveva fatto suo il motto per WhatsApp "Niente pubblicità, niente giochi, niente trucchi". Secondo, Facebook aveva anche intenzione di vendere strumenti aziendali per consentire alle aziende di chattare con gli utenti di WhatsApp, per poi vendere alle stesse aziende anche strumenti di analisi. La sfida era mantenere la crittografia end-to-end (che consente solo a chi partecipa ad una chat di leggerne il contenuto, nemmeno Whatsapp puo’) e riuscire ad offrire alle aziende informazioni analitiche sugli utenti.

Acton aveva proposto di monetizzare WhatsApp facendo pagare agli utenti un decimo di un centesimo dopo che un certo numero di messaggi gratuiti erano stati spediti, ma Facebook non sembra aver accolto la proposta.

Ecco spiegato, in sunto, il disaccordo nato tra l’amministratore delegato Mark Zuckerberg e la COO Sheryl Sandberg di Facebook con Acton, il quale ha deciso di andarsene da Facebook, anche al costo di perdere molti soldi. L’intervista integrale si puo’ trovare su Forbes online.

Facebook non ha commentato l’articolo di Forbes, ma David Marcus, capo della divisione blockchain di Facebook, ha su un post di Facebook ha scritto "Trovo che attaccare le persone e la compagnia che ti hanno reso un miliardario sia di bassa classe", ha scritto. 

Nel frattempo, poche ore fa Facebook ha annunciato il nuovo formato pubblicitario Facebook Stories Ads che porterà gli annunci pubblicitari nelle storie di Facebook e Messenger.

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