Scrivono temi con ChatGPT: ecco come sono stati scoperti

mano che tiene una IA virtuale

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Redazione Pianetacellulare

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Gli strumenti basati sull’Intelligenza Artificiale capaci di generare contenuti, soprattutto di testo, continuano a migliorarsi e, come si può leggere online, si sta diffondendo l’uso di questi tools tra gli studenti nelle scuole un po’ di tutto il mondo, Italia compresa.

Testo AI con una persona che tiene una penna su una scrivania di legno
ChatGPT usato dagli studenti per scrivere temi, fenomeno in crescita – PianetaCellulare.it (credit: TierneyMJ/shutterstock)

Gli strumenti alimentati dall’Intelligenza Artificiale come ChatGPT di OpenAI, Copilot di Microsoft (basato su GPT di OpenAI) ma anche il più recente Gemini di Google capaci di generare contenuti continuano a migliorarsi e, da sempre più notizie, è in aumento l’utilizzo di questi strumenti anche nelle scuole. All’inizio di quest’anno, il The Guardian ha riportato come più della metà di circa mille studenti universitari partecipanti ad uno studio abbia affermato di utilizzare strumenti d’IA per ricevere supporto nello svolgimento dei compiti. Nel frattempo, gli insegnanti stanno provando ad usare l’IA per creare programmi e materiali didattici.

L’IA è presente e lo sarà sempre di più. Compreso questo, è bene pensare a come regolamentarne l’utilizzo. Come la tecnologia è entrata nelle nostre vite per aiutarci nella vita quotidiana, l’IA potrebbe rivelarsi altrettanto utile. Tutto dipende da come la si utilizza. Bisogna utilizzarla nel modo giusto, non nei modi sbagliati. Utilizzare l’IA per creare truffe (come le campagne pubblicitarie frutto del deepfake) o per portare all’insegnante il compitino senza fare la minima fatica sono esempi di sbagliato utilizzo.
Il dipartimento dell’istruzione del Regno Unito ammette che l’IA “è qui per restare” e che sta avendo già ora un impatto sul mondo dell’istruzione. Ma non vede l’IA come una cosa negativa, piuttosto la vede come uno strumento utilizzabile per migliorare il sistema educativo. Per esempio, si stanno studiando soluzioni per ridurre il carico di lavoro degli insegnanti, come lo sviluppo di risorse capaci di creare lezioni e quiz.

E’ possibile capire quando un contenuto è generato dall’IA? 

Si potrebbe pensare che la soluzione più semplice ed immediata per provare a vedere se un testo sia stato scritto dall’intelligenza artificiale sia utilizzare uno di quegli strumenti online, magari gratuiti, in cui si incolla un testo per verificarne la provenienza. In realtà non è così, questi strumenti possono analizzare un testo e restituire una presunta probabilità con cui può essere stato scritto o meno da una IA.
La stessa OpenAI, l’organizzazione dietro al popolare chatbot ChatGPT, ha annunciato lo scorso anno, poco dopo il lancio pubblico di ChatGPT, di avere messo a punto uno strumento basato su un modello di IA progettato per comprendere se un testo è stato scritto dall’IA oppure dall’uomo. Appena quattro mesi dopo questo annuncio, OpenAI ha comunicato di avere terminato lo sviluppo di questo strumento “a causa del suo basso tasso di precisione“. Se una organizzazione che sviluppa una IA capace di creare testi riconosce il fatto di non essere in grado di mettere a punto uno strumento capace di riconoscere testi creati dalla sua stessa IA c’è da farsi due conti.

uomo che usa l'IA per generare contenuti
uomo che usa l’IA per generare contenuti – PianetaCellulare.it (credit: SObeR 9426/shutterstock)

A parte questi strumenti, oggi, forse, il metodo migliore per comprendere se un contenuto è generato dall’IA è la capacità di analizzarlo con senso critico. Abbiamo già visto come esistano modi naturali, senza tools online, per identificare immagini generate dall’IA. Per quanto riguarda i testi, come vedremo meglio nel prossimo paragrafo, basta fare attenzione.

L’IA generativa usata dagli studenti per scrivere temi

Mentre le istituzioni e i governi si stanno impegnando sul regolamentare l’utilizzo dell’IA, gli studenti di oggi la sfruttano per svolgere i compiti a casa. Il fenomeno sembra si stia diffondendo anche in Italia. In una recente intervista a Fanpage, un professore di lingua e letteratura italiana ha riferito di avere scoperto che un gruppo di suoi alunni ha usato ChatGPT per scrivere temi. Per accorgersi di questo non ha però utilizzato strumenti online ma lo ha capito grazie alla sua capacità di analisi e giudizio.
L’analisi del professore si è concentrata sugli errori di ortografia, che sono praticamente assenti in un testo generato da una IA mentre solitamente si possono trovare in un testo scritto da uno studente. Inoltre, il professore ha riscontrato come l’IA possa utilizzare parole insolite il cui significato non è noto allo studente che ha firmato il tema. Ma, soprattutto, i temi provenienti da una IA sono riconoscibili per il fatto che non contengono riferimenti o pensieri personali, che un professore che conosce i suoi studenti potrebbe aspettarsi di leggere nei temi da loro scritti. Dunque, chi ha capacità di analisi può capire da sé se un testo è frutto di una IA oppure no.

Gli studenti copiavano anche prima dell’IA

Il professore intervistato condivide poi una giusta osservazione. Prima dell’avvento dell’IA gli studenti già ‘copiavano’. Non ha tutti i torti. Gli studenti avevano possibilità di scrivere temi copiando da fonti online, spesso Wikipedia, e agli insegnanti bastava una semplice ricerca su Google di frasi lette in un tema o trattato per trovare eventuali riscontri online.
L’IA fa più o meno lo stesso, con la differenza che l’IA generativa, come il nome stesso rivela, può generare contenuti diversi partendo anche da una stessa fonte. Questo grazie alla capacità del modello d’IA di elaborare le parole in un linguaggio naturale, come se a scrivere fosse una persona che ha letto la fonte prima di elaborare a modo suo il contenuto. Come abbiamo riportato poco sopra, tuttavia, almeno per quanto riguarda i temi scolastici, i professori potrebbero riuscire ad individuare gli studenti che fanno uso dell’IA per la stesura dei loro elaborati. Anche in altri contesti, però, una attenta lettura di un testo scritto da una IA è facilmente rilevabile.

L’Intelligenza Artificiale è qui per restare, va però regolamentata

In conclusione, è presumibile che con l’IA ci dovremo convivere nel futuro. A meno che non si decida di spegnerla definitivamente. L’IA, forse, ha iniziato ad essere pubblicamente disponibile troppo presto, doveva essere prima regolamentata a dovere. Come spesso accade nel mondo dell’alta tecnologia, però, prima si lancia qualcosa per poter essere i primi innovatori del mercato senza pensare alle conseguenze inevitabili nel momento in cui qualcosa di popolare diventa difficile da controllare.
Si prenda come esempio il mondo dei social, che ha contribuito a lanciare la categoria dei cosiddetti ‘influencer’ senza adeguate regolamentazioni, che aiuta i malintenzionati a diffondere false notizie e truffe online, così come che porta i giovani a sfidarsi in challenge in cui mettono in pericolo la loro stessa vita pur di attirare qualche likes. Solo quando è ormai troppo tardi e i problemi sono già diffusi si inizia a studiare regole, limiti e strumenti che possano arginarli.

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